L’orgoglio di essere insegnante di sostegno per ‘consapevole decisione’

di Manuela Serra

Mi presento. Sono Manuela, sono un’insegnante di sostegno. Per scelta!
Purtroppo spesso mi capita di dover specificare che non si tratta né di un ripiego, né di un trampolino verso la “serie A dell’insegnamento”, ma di una consapevole decisione.
“Aaaaah, sei di sostegno!

Come a voler dire che allora non sei proprio insegnante.
Ma noi insegnanti di sostegno costruiamo nel tempo una bella corazza che ci aiuta a non arrabbiarci o rimaner male, una corazza che si indurisce man mano che si rafforza in noi la consapevolezza che il nostro lavoro è qualcosa di diverso dalla “versione semplificata” dell’insegnante di classe.
Sì, perché forse nell’opinione comune l’insegnante di sostegno è quello che alla fine si rapporta solo con uno, due, a volte tre bambini, predisponendo un percorso semplificato definito sulla base delle difficoltà più o meno importanti del bambino, magari in una stanzetta nascosta da qualche parte.
Ma questo modo di vedere il nostro ruolo dimentica alcune cose.
Dimentica che ci sono chieste conoscenze e competenze specifiche, necessarie per agire al meglio nei confronti del bambino che ci è stato affidato e condurlo a raggiungere i suoi massimi livelli di apprendimento, ma anche fondamentali per accogliere, comprendere, rispettare e sostenere famiglie preoccupate, affaticate, a volte arrabbiate , nel percorso di crescita dei loro figli.
D’altra parte non avrebbe senso l’esistenza di un corso di specializzazione abilitante.
C’è un lavoro dietro le quinte piuttosto impegnativo.
Il percorso si svolge stando immersi in un contesto, all’interno del quale vogliamo favorire il riconoscimento, la valorizzazione e la piena partecipazione dell’alunno.
Queste sono parole importanti che per diventar concrete hanno bisogno di una buona pianificazione e organizzazione a monte, che agisca sul contesto prima che sul bambino stesso e implica un importante lavoro di squadra, che abbia come obiettivo la sua piena INCLUSIONE.
Tutto diventa un lavoro di squadra con gli insegnanti di classe il personale ATA, al fine di elaborare un percorso il più variegato possibile e che tenga conto di tutte le diversità presenti in classe.
Non dimenticatelo MAI siamo risorsa per tutta la classe, perché il nostro occhio allenato ci fa essere accorti di fronte a tutte le difficoltà presenti, la nostra abitudine a pensare e ideare percorsi alternativi ci rende capaci di suggerire strade che possano tener conto di tutte le difficoltà e le risorse presenti (provando a spingere anche l’acceleratore di qualche collega che questo cambio di prospettiva stenta a farlo).
Questa certamente è la rappresentazione ideale del mio lavoro che spesso si scontra con una realtà fatta di inciampi nella comunicazione tra insegnanti, e dirigente con vecchie abitudini dure a morire, di bambini particolarmente “difficili” con i quali il percorso sembra sempre in salita e la motivazione rischia di crollare, di spazi limitati, strumenti spesso assenti e non sempre adeguati e… si potrebbero aggiungere molte altre cose, i soliti difetti della scuola italiana odierna che tutti conoscono e non si fa fatica ad elencare.
Ma questa rappresentazione ideale è proprio l’orizzonte che voglio tenere davanti ai miei occhi, soprattutto di fronte alle difficoltà che sembrano proprio far fatica a sparire.

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità