Maggese

DI ROBERTO BUSEMBAI

 

E’ arrivato Maggio con i suoi colori, forse con troppo caldo, un fuori stagione, ma l’ebrezza dei prati, la calma del mare e i suoi cieli azzurri lasciano fin troppo la mente a sognare…

Questo attimo poetico che mi sono concesso non è dovuta alla pazzia di una anziano signore, ma dalla voglia di poter respirare ancora un poco di aria pulita e di libertà personale, di provare ancora, forse, per me, per poco, quell’umile gioire per un niente e per un niente magari anche soffrire, ma sapere che nella semplicità del tutto ritrovavi l’amore e la pace di ogni giorno.

Ricordo era il Maggese quel primo fieno che veniva raccolto, ed importante perchè il più fresco il più morbido per gli animali che lo avrebbero mangiato, erano però anche giorni in cui si correva dietro ai carri che andavano a caricarlo.

A piedi scalzi e con una maglietta e un paio di pantaloni corti, un cappello di paglia per riparare il primo sole, perchè la Mamma ci diceva che il sole di Maggio era sì bello, ma anche troppo invadente per una testolina che era stata al freddo dell’inverno e alle intemperie.

Era una festa, quasi popolare, uomini contadini e loro consorti, tutti quelli del contado e della corte, a tagliare quell’erba fresca e verde per poi aspettare giorni pieni di luce e di calore, perchè divenisse gialla e buona per un pasto alle bestie nelle stalle ad aspettare.

Il tutto per rendere fertile un campo, così dicevano o ci pareva che dicessero, ma che importava a noi che del Maggio conoscevano i papaveri e le prime margherite, che dei prati godevamo il camminarvi scalzi e provare il solletico delle erbe e spesso il “pizzicore” delle ortiche, che dei fili d’erba ne facevamo corolle e collane miste ai primi fiori, che delle polveri alzate dai forconi e dai poveri macchinari credevamo nebbie o addirittura nevicate vere.

Chissà se oggi ancora si conosce quel vivere sincero e spontaneo senza inibizioni, chissà, io spesso mi domando, se un telefonino o un computer possa donare quella libera sensazione di ambita gioia fanciullesca a tutti quei bambini di oggi che si perdono nella caccia o nella corsa con un semplice giochino o “games” (detto all’inglese).

Non voglio giudicare, e non ci sarebbe nemmeno da farlo, ma posso avere dubbi perchè tanta violenza minorile, tanta mancanza di civiltà fin da ragazzi, non può non far pensare che qualche cosa abbiamo sbagliato.

Che forse questi ragazzi siano abbandonati a se stessi e rendersi conto che la parola “famiglia” è solo una parola detta di moda perchè produce onere monetario e non un concetto di base sentito e profondo.

Ad alimentare, “famiglia” è responsabilità e comunione, profonda dedizione a quelli che ne fanno parte e sostentamento, e i bambini o ragazzi hanno bisogno di insegnamento e educazione e molto rispetto, cose che con il computer o il telefonino o quello che tutto è “virtuale” non si possono ottenere.

Nasce così quella maledetta e profonda SOLITUDINE interiore e sociale che fa più danni di una guerra vera.
Maggio è il mese del risveglio e del colore, della gioia nei cuori e della natura, spero che venga un bel Maggio nelle menti di questi “nostri signori” e doni loro davvero colore e luce nei pensieri, i ragazzi di oggi sono il nostro e loro domani, se difettano già da adesso come sarà il poi?

Facciamo che sia un Maggese umano per un fertile risveglio del futuro.

Immagine tratta dal web

 

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