Maltrattamenti a scuola: dirigente scolastico pubblica circolare su giornale locale

di Vittorio Lodolo D’Oria

A seguito di un episodio di presunti maltrattamenti in una scuola dell’infanzia (PMS) avvenuta molti mesi fa, la dirigente scolastica aveva fatto pubblicare, sul giornale locale, una nota a sua firma di cui ci accingiamo a commentare i contenuti e operare alcune riflessioni.

La circolare, anziché dissipare alcuni dubbi, sembra infatti alimentare ulteriori perplessità. Omettendo i riferimenti del caso, riportiamo per intero la nota del dirigente che – come scrive il quotidiano – interviene sulla vicenda per puntualizzare alcuni aspetti e ringraziare chi ha operato per il bene della collettività.

Ricordiamo, per completezza delle informazioni, che l’Autorità Giudiziaria aveva adottato un provvedimento di sospensione dalle attività nei confronti della maestra ultrasessantenne.

La nota diffusa dalla dirigente scolastica (sottolineature del sottoscritto)

 “Voglio subito precisare che il procedimento di interdizione dall’insegnamento ha riguardato una sola docente e smentire in maniera categorica che ci siano procedimenti e indagini su altri docenti dell’Istituto.

Non è stato facile agire, come io ho fatto, con conseguenze che apparentemente, e forse dai più, possono essere considerate contro la scuola che dirigo.

In realtà è motivo di orgoglio aver dimostrato che, quando la salute psico-fisica dei minori a me affidati è in pericolo, si è agito in loro difesa senza considerare l’impatto che tale notizia potesse avere sulle iscrizioni che fanno sopravvivere una scuola.

I bambini prima di tutto e di tutti, sempre!

Sottolineo che il mio operato si è svolto di concerto con i genitori che ringrazio per aver avuto fiducia nell’Istituzione e per aver compreso che l’operato del singolo non può danneggiare il duro e ottimo lavoro di un’intera comunità scolastica, un gruppo di lavoro eccezionale fatto di docenti, personale ATA e Dirigente che aiuta i meritevoli e i bisognosi ma isola e persegue chi commette azioni indegne di un lavoro con un così alto valore sociale.

Voglio rispondere anche a chi mi ha accusata sui social di non aver agito prima, rispondo che ho rispettato la procedura corretta così come ha sottolineato il Procuratore, che ringrazio anche per le parole di apprezzamento, e ricordo che queste vicende impattano sulla vita delle persone per cui bisogna agire con cautela, raccogliere dati e prove certe per non incorrere magari in accuse di diffamazione da parte di persone innocenti.

È molto facile scrivere dietro una tastiera senza sapere cosa sia stato fatto, cosa si sia potuto fare e cosa no; invece ho dimostrato di saper agire con coraggio insieme a genitori che mi hanno sostenuta concretamente e che ringrazio ancora una volta.

Ho agito al momento opportuno e sottolineo tanto opportuno da non interessarmi delle conseguenze sulle iscrizioni, ripeto: I bambini assolutamente prima di tutto!!

A coloro che devono iscrivere i loro figli mi sento di dire che possono scegliere la nostra scuola con serenità perché avranno la certezza che saranno tutelati al di là di ogni interesse.

Ringrazio la Questura ed in particolar modo le Forze dell’Ordine con cui ho collaborato, ma soprattutto tutti coloro che stanno sostenendo la nostra scuola”.

 Riflessioni

L’iniziativa di pubblicare sulla stampa una circolare è del tutto inusuale (excusatio non petita?) e, per ben due volte, vi leggiamo che “i bambini vengono sempre prima di tutto e di tutti”. Questa frase altro non è che un vacuo slogan se non viene accompagnata da azioni pratiche che il dirigente assume per tutelare l’incolumità della piccola utenza. La preside afferma di aver subito sui social alcune critiche a fronte del suo intervento che, a detta di qualcuno, sarebbe stato tardivo, tuttavia respinge le accuse al mittente sostenendo di aver seguito la procedura, nonché agito di concerto con i genitori, infine e di aver collaborato con le Forze dell’Ordine. La pecorella smarrita sarebbe una sola e già isolata, perché “questa scuola aiuta i meritevoli e i bisognosi, ma isola e persegue chi commette azioni indegne di un lavoro con un così alto valore sociale”.

Pertanto, la conclusione non può che finire col rasserenante “Venite parvulos atque parentes” a iscrivervi tranquillamente nella nostra scuola.

Proviamo ora a ragionare in astratto, svincolandoci dal caso in esame e ribadendo due assunti fondamentali sui doveri d’intervento del capo d’istituto in una simile circostanza, posto che tutela della salute dei docenti e salvaguardia dell’incolumità degli alunni rientrano tra le due principali incombenze medico-legali che gravano sul dirigente scolastico.

  • Tocca sempre al dirigente convocare la maestra per un primo colloquio esplorativo, prima che il caso sfoci in una denuncia penale. In tale incontro si potrà valutare se i comportamenti addebitati all’insegnante sono effettivamente reali. In caso affermativo, il capo d’istituto dovrà poi cercare di comprenderne la natura, per distinguere se si tratta di problemi legati all’indole della persona o allo stress-lavoro-correlato. Solo a quel punto potrà agire di conseguenza intervenendo con un’apposita sanzione disciplinare o con richiesta di un accertamento medico d’ufficio.
  • È necessario che il dirigente scolastico intervenga tempestivamente, magari con un affiancamento, oppure con un’ispezione, ovvero con attività di vigilanza e controllo, o addirittura con una sospensione cautelare o, da ultimo, con un accertamento medico d’ufficio qualora il caso in specie sia di competenza medico-sanitaria.

Talvolta, invece, i dirigenti scolastici preferiscono non intervenire, o addirittura essere loro stessi a denunciare all’Autorità Giudiziaria il presunto comportamento delittuoso della loro maestra, motivando la propria inerzia o azione in virtù dell’art. 331 del cpp che impone al pubblico ufficiale di denunciare immediatamente una notizia di reato. Tale comportamento appare ineccepibile, ma vi è un secondo articolo (art. 40 2° c del c.p.), solo apparentemente in conflitto col precedente, che richiama il dirigente alle sue responsabilità: “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.

A conciliare le due norme di legge viene in aiuto una sentenza della Suprema Corte che sembra fugare ogni dubbio: “Deve essere confermato l’arresto della DS per il reato di maltrattamenti ai danni di alunni della scuola ove l’indagata svolgeva le proprie funzioni di direttrice, allorché sia emerso dall’istruttoria che la stessa aveva omesso di esercitare i poteri di vigilanza, controllo, segnalazione e denuncia, non impedendo così i maltrattamenti di altra insegnante (Cassazione n°38060 del 18/07/14)”.

Non è affatto casuale la sequenza con la quale la Suprema Corte richiama i doveri della dirigente che sono nell’ordine la vigilanza, quindi il controllo, poi la segnalazione e, solo da ultimo, la denuncia. In altre parole, la Cassazione conferma che il dirigente scolastico ha un ruolo e possiede dei compiti da svolgere cui non può derogare limitandosi a fare da passacarte delle altrui denunce.

L’intervento tempestivo e appropriato del DS ha il duplice vantaggio di tutelare immediatamente i minori (a differenza di una lunga indagine che vedrebbe esposti gli stessi a eventuali violenze) e di affrontare la questione tra persone competenti, cioè addetti ai lavori, e non esterne alla scuola.

Il compito del dirigente scolastico è indubbiamente arduo e, al contempo, gravoso: occorre pertanto che tale ruolo sia ricoperto da persone capaci, preparate e soprattutto in grado di assumersi le responsabilità del ruolo.

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