Olivier Debré, Automne Ocre Rose

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

L’artista contemporaneo Olivier Debré, scomparso nel 1999, nasce inizialmente come pittore figurativo.

Determinante, sarà una visita presso lo studio di Pablo Picasso, che oltre a provocare una decisa virata in direzione dell’astrazione, grazie anche alla concomitante influenza del collega russo André Laskoy, ne delinea la trascinante prerogativa in favore del colore.

Quel colore tanto caro a Philip Ball, il quale gli dedica un intenso, affascinante volume in cui racconta e spiega, senza tralasciare aneddoti e interpretazioni, come esso rappresenti un vero e proprio linguaggio, impossibile da comprendere qualora non ci si ponga nei suoi confronti con la dovuta comprensione, che non prescinde da conoscenze scientifiche e profonde sensazioni interiori.

Debré si rende impronto dell’impossibilità di trovare sé stesso nella lineare resa figurativa, mentre sviluppa una introspettiva e sensibile, differente concezione espressiva, e matura una nuova dimensione incentrata sulle emozioni direttamente derivanti dal segno.
Il segno.

Complesso, nell’accettazione di un livello superiore che lo porta a concepire, e dichiarare, come attraverso l’interiorità di un segno egli possa finalmente esprimersi, al di là delle convenzioni.

Nascono i grandi spazi, le tele immense che il pittore può vivere e allungare tramite forme luminose e fluide, spesso dipinte a terra – come già aveva intuito Jackson Pollock, componendo i propri dipinti in senso fisico e materico; vivendo il quadro in un avvolgersi di creatività e materialità – in modo da esternare la presenza di un contatto reale.

Quell’aderenza fisica e sensuale che l’autore arriva a connotare in senso addirittura sessuale, non tanto cercando una consacrazione, quanto assurgendo alla profonda consapevolezza di una necessità fisica e psicologica.

Quadri che non sono quadri, ma finiscono per rivelarsi il labile dettaglio di uno sconfinato panorama, il cui infinito può essere percepito ma mai totalmente colto.

Un universo cromatico in continuo divenire, dove ogni elemento seguita ad esistere ed evolversi in un caleidoscopico movimento armonioso e coreutico.
E sarà proprio il legame con la danza, a creare la magnifica collaborazione con Carolyn Carlson, definita la più visionaria poetessa della coreografia del Novecento, attraverso lo spettacolo Signes, che debutta nel 1997 con il Ballet de l’Opéra National de Paris, e tuttora rappresenta il variopinto memento di un’avventura sospesa tra forme e colori.

Il segno del sorriso, La Loira del mattino, Lo spirito del blu: solo alcuni dei suggestivi titoli che architettano l’univoca dimensione di una seducente entità, ancor più definita dai testi, attribuiti ad ogni tela dallo stesso autore.

Le grandi tele di sfondo di Olivier Debré incorniciano le figure spirituali che davanti ad esse si incarnano e vivono, nella poesia di un artista che desidera occupare totalmente lo spazio con il colore, concezione perfettamente recepita da chi, come Carolyn Carlson, coniuga l’arte visuale della danza al punto di vista del motore originario, tra velocità e slow motion, vigore e delicatezza.

Debré, tuttavia, non è solo questo, e realizza molte altre serie di opere, tra cui spiccano quelle legate all’autunno, come Autommne Ocre Rose, del 1978, realizzata diversi anni dopo Automne Ocre Vert, del 1964, quest’ultima battuta all’asta da Christie’s, che rappresentano una variante su un tema evidentemente molto sentito dall’artista.

I colori della stagionalità autunnale, da sempre eccelsa fonte di ispirazione per artisti e poeti, colpisce il pittore in modo diretto, ed egli ne esprime la solida portata cromatica attraverso ciò che non può essere definito un vortice: l’immagine proposta, pur nel confermarsi mutevole ai limiti dell’inafferrabile, mantiene una propria, iridescente linearità.

Lontano dai consueti aspetti malinconici, sovente sottolineati riguardo all’argomento in questione, emerge un aspetto etereo, tendenzialmente sereno, in cui le prevedibili tinte crepuscolari lasciano il posto ad una sorprendente serenità.

Marrone e rosa, abbinamento considerato e apprezzato anche nel mondo della moda, per il quale da sempre rappresenta una scelta vincente, combina elementi per tradizione appartenenti a romanticismo e origini, in una commistione complessa tra soavità e concretezza: l’elevazione più amabile legata alla concretezza della tradizione, senza che nessuno dei due elementi domini l’altro, bensì ne colga e raccolga il rispettivo monito.

Del resto, era lo stesso Van Gogh a dichiarare: Finché ci sarà l’autunno, non avrò abbastanza mani, tele e colori per dipingere la bellezza che vedo…

Olivier Debré (1920-1999), Automne Ocre Rose, 1978, olio su tela, 100×100 cm., Collezione privata
Immagine: web

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità