Panni stesi al sole: la primavera, un po’ di anni fa

DI ROBERTO BUSEMBAI

Ho paura che questa primavera ci porti tanta acqua, “paura” intesa come amarezza per la stagione migliore dell’anno, ma assolutamente “grato” per il bisogno naturale che ne abbiamo di questa sostanza liquida nostra essenziale fonte vitale.

Del resto quante primavere ho conosciuto bagnate e spesso anche imbiancate, se la memoria non mi tradisce, ho ricordo di una Pasqua con la neve sotto casa, dunque non meravigliamoci e rendiamo grazie che ciò avvenga, altrimenti questa estate davvero saremmo in forte crisi.

Ho teso con questo argomentare una tela di ragno da cui è impossibile liberarsi una volta toccata, sì perchè con il termine primavera si aprono un immensità di ricordi e di pensieri che vagano come petali di rose staccati dal vento, “come sono poetico stamani”.

Sono ricordi di campi e di fiori, di corse nei prati e di ardite capriole…oddio le capriole solo a pensarci adesso mi gira la testa, certo come le rifarei volentieri quel volteggiare con la testa a terra e le gambe per aria, e ricadere poi in piedi come nulla fosse. La primavera è la rinascita di ogni cosa, sia naturale ma anche spirituale, ci sentiamo più liberi e più propensi a nuove proposte, a nuovi lavori, a nuovi “amori”…

Ah quella biondina dai lunghi capelli, che con due occhi azzurri come il cielo e profondi come il mare mi donò, tanto per un semplice approccio. Quel fiore sbiadito, scolorito e quasi sfiorito colto impulsivamente dal prato, per essere donato.

Furono le sue incerte parole, il suo timore sulle guance, rosse come una mela, a farmi divertire e al tempo stesso incantare, si chiamava Fulvia, che bel nome, non è vero?.

Fulvia dai capelli biondi, che aveva quel posto speciale nel  mio cuore, vitalità da vendere e…ora sto esagerando nel ricordare: gli amori sono belli e dolci da   ricordare, ma poi non esageratamente altrimenti si corre il pericolo di cadere in quel dolciastro torpore romantico che più ne parli e più diventa amaro e acido nel sapore.

Primavera è quel momento in cui al tempo si era soliti fare le pulizie della casa, e vi garantisco che non erano passeggiate, erano pulizie profonde, accurate e stancanti, un po’ come disinfettare un locale quando c’è stata la pandemia, dalla più piccola e insignificante cosa fino alla più grande e maestosa, spolverare, mettere al sole, detergere, spazzolare, lavare, asciugare e stirare, questo vedevo fare dalle donne di casa.

Ma perchè voi non avete mai trascorso le giornate delle tende? Vi garantisco che sono una di quelle cose più pazzesche che si possano fare. Tutto iniziava al mattino appena alzate, mamma era già in carica di buon mattino, colazione veloce e poi procurarsi una scala, distacco delle tende di tutte le stanze, che non erano poi quelle tende leggere e trasparenti come ultimamente vengono usate.

C’erano sono tende nelle case, ma addirittura  anche mantovane, tende pesanti, damascate, che poi venivano radunate e subito lavate accuratamente.  Se la giornata era soleggiata ( e cento per cento lo era altrimenti mamma non avrebbe deciso il lavaggio) si stendevano accuratamente su fili esposti al sole, accuratamente inteso come ben distese da poter poi stirarne il meno possibile.

Nel tardo pomeriggio iniziava il trapasso dal filo al “bastone” ovvero ricomporre il tendaggio, e di nuovo scala, se poi alcune avevano la pur più piccola piega, stiraggio assoluto! Primavera è quel magico momento dell’anno in cui , adesso,  posso permettere di sedermi nella veranda su una grande poltrona e…magari!

Ci sono i vasi da rinnovare, le vasche da cambiare la terra, il giardino già da tosare, le rose da curare, i fiori da seminare… .  Già mi manchi mio bell’ inverno…

Immagine tratta dal web

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