Penso e scrivo

DI CARLO MINGIARDI

Ho iniziato a scrivere questo scampolo di vita perché era troppo tempo che non mi mettevo più dietro una tastiera.
Mi infastidisce il fatto di non aver più messo giù qualche pensiero, ma il fatto di non aver più niente da dire mi impaurisce.
E’ un periodo strano, forse sto tirando le somme su troppe cose, faccio bilanci sul mio modo di vivere questa parte di vita e se devo essere sincero delle risposte sono riuscito a darmele.

Cerco di stare a galla come il sugherino di una canna da pesca, spero sempre che non abbocchi qualche pesce e mi porti inesorabilmente sott’acqua.
Scusate l’improbabile accostamento, ma la sensazione è proprio questa: cercare di rimanere a galla a qualsiasi costo.
No, non voglio infilarmi in discorsi sull’esistenzialismo, sono inutili, appesantiscono il macigno che siamo già costretti a sopportare, li detesto.

La realtà è che sono un lupo solitario, mi sento a mio agio solo quando non devo dare spiegazioni ad alcuno e questo stato mi da una sensazione di libertà assoluta.
Libertà di fare esattamente quello che voglio, senza condizionamenti esterni, senza la paura di essere giudicato, senza il fardello di dover per forza piacere a qualcuno.

Proprio riguardo a questo argomento ho lasciato la mia band con la quale suonavo da circa quindici anni, non sentivo più il bisogno di condividere con loro la musica, mia grande passione, ho preferito allontanarmi.
L’istinto del lupo ha preso il sopravvento, è stato più forte di ogni altra cosa.
Credo di non aver voglia di appartenere a questo tipo di società, troppo finta, basata soprattutto sull’apparire che sull’essere.
Sto bene così, non mi manca niente, mi basta poco per essere felice, sto bene con la mia famiglia, con le mie cose, le mie abitudini.

Ho vissuto tutta la vita sempre a duemila, ho girato più io che una trottola, nel mondo del lavoro ho dovuto difendermi perché la mia professionalità infastidiva sempre qualcuno. E’ stato logorante al punto tale che un bel giorno, il mio fisico ha detto basta e si è inceppato, ho passato il periodo più brutto della mia esistenza.
Uscirne fuori non è stato facile, ma mi ha fatto capire che dovevo cambiare radicalmente la mia vita e l’ho fatto.
Che mistero è la vita, più cerchi di capirla e più lei ti dimostra ogni santo giorno che non va capita, ma assecondata rispettando il suo tortuoso cammino.

Parlando di aspettative posso dire di non averne tante, mi interessa solo che la mia famiglia stia bene e rimanere sereno come sono ora. Però ho un grande desiderio: poter rivedere le persone che più ho amato in vita mia, due in particolare.
L’altra notte ho sognato due anziani che si tenevano per mano, erano minuti, ricurvi sotto il peso degli anni, li ho chiamati per vedere chi fossero e quando si sono voltati con mio enorme stupore ho scoperto che erano mia madre e mio padre. Non hanno detto niente, hanno sorriso, mi hanno salutato e sono scomparsi dentro una fitta nebbia.
Sarebbe bello poterli riabbracciare, raccontargli tutte le cose che sono rimaste in sospeso e che non ci siamo mai detti.

Chiedo troppo, chiedo l’impossibile, non penso sarà mai realizzabile questo desiderio. Non credo ci sia un’altra dimensione dove ci viene data la possibilità di rincontrarci, sono solo favolette che ci vengono raccontate per dare un senso a questa esistenza.
“Attenzione Carlo non ti ficcare in questi discorsi, non banalizzare tutto quello che hai scritto fin ora, prendi le giuste distanze e cerca di volare basso”.

Le parolone lasciale a chi pensa di sapere tutto, a chi ha solo certezze e pochissimi dubbi: i tuttologi da quattro soldi di cui il mondo è pieno.
Un’ ultima cosa, pensate che beffa se tutta questa messa in scena della vita fosse solo un “The Truman Show”, tanta fatica per niente

Immagine tratta da Pixabay

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