Perché certi programmi tv sono diventati luoghi nei quali un pezzo di popolazione segue la politica?

di Michele Piras

Si tratta di una considerazione distonica rispetto al coro indignato dei commenti e delle irridenti battute contro il segretario Zingaretti.

Lo ammetto. Ma è solo la mia opinione o (se volete) una riflessione.
Francamente(per quel poco che può interessare parlare della trasmissione di Barbara D’Urso in tempi di variante inglese e collasso economico) dismetterei volentieri quella residua (e dannosa) forma di snobismo della sinistra.
Lo abbandonerei nel cassetto degli atteggiamenti a cui rinunciare una volta per sempre.
Lo considererei parte del problema, non soluzione dello stesso.
E il punto non è il trash di certe trasmissioni, nemmeno il tweet del segretario.
E non è che siano più “trash” di certe discussioni sui social network o su certi blog.
Il punto è chiedersi perché quelli sono diventati luoghi nei quali un pezzo di popolazione segue la politica.
Il punto è chiedersi, ancora una volta, perché non lo sono più i partiti, le assemblee, la politica organizzata.
Sarà forse che la politica si è tanto distaccata dalla società da lasciare spazio a questo tipo di programmi?
Forse.
Ma se c’è un pezzo di popolo che segue la politica in queste forme, la cosa più sbagliata è guardare la cosa dall’alto (di una presunta superiorità intellettuale) e interrogare non noi stessi, oppure giudicare la D’Urso invece che le nostre forme tradizionali (e piuttosto superate) di portare “la voce della politica vicino alle persone”.
Forse questo tweet di Zingaretti è fuori luogo.
O forse il nostro luogo, noi, lo dobbiamo ancora cercare.

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