Primo, il primo

DI ELISABETTA DE MICHELE

 

Primo era il primo, sempre! Il primo nelle gare di nuoto, il primo della classe, il primo a fare tombola, il primo della fila in cassa al supermercato eccetera… Primo era sì il primo, ma era anche l’uno, inteso come numero solitario; infatti era sempre da solo.

La sua voglia di essere davanti a tutto e tutti non gli permetteva di fermarsi a parlare o aspettare gli altri; non gli si poteva rivolgere parola che lui già era schizzato via come un fulmine, tanto che, conoscendolo, nessuno più lo avvicinava.

Come tutti gli anni, nella piazza del paese si svolgeva la gara più importante di tutte: la maratona di Natale. Ogni partecipante era pronto sulla linea di partenza; guardavano tutti Primo, convinti che tanto sarebbe stato lui una volta di più il vincitore; la speranza degli altri maratoneti erano il secondo o il terzo posto.

Pronti, partenza, via! Primo era partito seminando tutti quanti. E mentre correva sorridendo, con il vento in faccia, pregustandosi la vittoria, qualcuno alle sue spalle cadeva, urlava, chiedeva aiuto. “Non mi fermerò proprio io, che sono il primo! Qualcun altro lo aiuterà. Arriverò primo e gli altri mi ammireranno”. E mentre correva sorridendo, con il vento in faccia, pregustandosi la vittoria, sentiva alcuni dei suoi rivali ridere insieme. “Non mi importa se loro si divertono! Arriverò primo e sarò io, solo io, a ridere”.

E mentre correva sorridendo, con il vento in faccia, pregustandosi la vittoria, sentiva alcuni dei suoi rivali cantare insieme. “Non mi importa se loro cantano insieme! Arriverò primo; ne sono così convinto che correrò già da ora fischiando l’inno della vittoria” e così fece. Ad un certo punto, Primo gridò forte. E cadde.

La radice dell’albero, non l’aveva vista, era inciampato… gli altri maratoneti corsero ad aiutarlo e, tutti insieme, sorreggendolo, si avviarono lentamente verso il traguardo. E risero tutti quanti insieme, di una risata plurale che riempiva il cuore di Primo. E cantarono una canzone popolare tutti in coro, una melodia plurale che riempiva il cuore di Primo.

Quando il gruppo tagliò il traguardo, gli abitanti tutti rimasero sbalorditi nel vedere che non solo non fu Primo a vincere, ma che fossero tutti quanti insieme i primi. Nessuno però aprì bocca, per non rovinare quella scena così emozionante.

Abbracci e festeggiamenti furono d’obbligo. Quando ormai si fece buio, tutti tornarono alle loro abitazioni; anche Primo, e non fu il primo ad andarsene, questa volta, ma volle gustarsi quel bel momento fino alla fine. Si incamminò poi verso casa e questa volta senza zoppicare: fingere non serviva più grazie alla complicità del buio… con una finta radice aveva sradicato le radici della sua vanità.

“Ma allora Primo non volle più essere primo?” vi starete domandando… certamente che volle ancora essere primo; solo non tutte le volte; solo non più da solo.

©® Copyright foto di Elisabetta De Michele

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