Quanti soldi girano esattamente nella scuola pubblica in progetti inutili?

di Salvatore Salerno

Ma quanti soldi girano esattamente nella scuola pubblica in progetti inutili, Pon, por, fondi di istituto, fondi di qua o di là, corsi di formazione a raffica e tutti orientati dai padroni della scuola.
Quante associazioni, giornalini online, cooperative fasulle, volontariato a pagamento, cosiddetti esperti e formatori, gli stessi sindacati con i loro enti collegati, fornitori privati di servizi discutibili, prendono soldi dal Ministero dal capitolo scuola della spesa di questo Paese.

 Perché alcuni insegnanti sono diventati staff, occupano le prime file del collegio docenti, corrono nei corridoi con fotocopie e copiaincolla per qualche mancetta in più e sono ritenuti o si ritengono possessori del verbo della scuola moderna dell’autoreferenzialità e delle competenze? Perché il Ministero Istruzione finanzia enti locali che avrebbero i loro finanziamenti da trasferimenti dello Stato, dalle Regioni e tasse dei loro cittadini. Perché il Ministero autorizza corsi fasulli e li riconosce nei concorsi e nelle graduatorie, quello di dattilografia ata (si, avete capito bene, dattilografia della lettera 23, la macchina da scrivere), per esempio, che farebbe ridere i polli.
Perché si comprano al supermercato i 24 cfu, si fanno tfa, Siss, con raccomandazioni e tremila euro, si comprano crediti e master, perfino lauree, nelle università telematiche con il pc che fa tutto da solo. Com’è che di tutto questo mercato non giova e resta nulla o quasi per il bene della scuola pubblica un attimo dopo di questi esborsi dalle casse pubbliche, da famiglie possidenti e poi si ricomincia tutto come e più di prima.
Perché non si fanno percorsi di abilitazione e specializzazione gratis se servono o addirittura pagati con forse di studio, come avviene per i medici, per esempio. Perché non si stabilizzano precari che ne hanno diritto ma si tengono in cattedra sempre lo stesso ma sempre da precari? Quanti docenti sono distaccati, non solo per attività sindacale, ma ad opera di Ministri, sottosegretari, dipartimenti.
Perché nella scuola ci sono docenti nelle organizzazioni dei dirigenti scolastici (ANP ormai costante nei tavoli ministeriali e in tv) e dirigenti scolastici nelle organizzazioni sindacali dei docenti. Com’è che i grandi sindacati chiedono 400 milioni di euro per qualche dollaro in più nel contratto docenti e Ata nella finanziaria del 2020 e vengono negati mentre gli stessi sindacati approvano sprechi immensi degli ultimi due occupanti la poltrona di Ministro con portafoglio pieno ma non per cose serie e strutturali. Com’è che il Ministro può stanziare oltre mezzo miliardo di euro per un servizio di grest estivo che non le compete.
Da quale mondo viene una concezione sindacale di comunicati unitari (sempre e solo quelli), richieste di incontro, accenni di critiche per l’estate in festa nelle scuole e poi, si, va tutto bene, probabilmente per avere anche loro, le loro RSU o dirigenti sindacali, un posto a tavola di 20.000 o 40.000 euro che ogni scuola dovrà buttare via in luglio e agosto.
Com’è possibile che un sindacato di avvocati firmi il contratto di lavoro collettivo nazionale, gli accordi e poi ci fa i ricorsi. Com’è che le pletoriche direzioni regionali hanno soldi, personale, uffici, dirigenti ben pagati come lo stesso Ministero di viale Trastevere, mentre gli uffici scolastici periferici e le segreterie non hanno impiegati sufficienti. Quanto contano e costano invalsi (valutatore privato di studenti e docenti con il compito principale di denigrare gli uni e gli altri), indire, Sofia che assorbe tanti soldi dalla carta docente, piattaforme gestite da esterni per ogni cosa, le consulenze e quanto costano i mega dirigenti, sempre quelli con Ministri di qualsiasi colore.
Sotto quale capitolo della spesa pubblica sono messe queste voci di uscita del bilancio ministeriale, investimenti, spesa corrente, capricci, clientelismo, sistema di potere. Messi insieme sono miliardi di euro, non proprio spiccioli. Non sarebbe il caso di guardare cosa succede effettivamente in quel Ministero? Quante infiltrazioni ci sono e permesse da dirigenti irremovibili per un’amministrazione immutabile e tutti di estrazione o vicini a fondazioni e presunti centri studi privati e finanziati da altri interessi economici?
Quanto conta in questo quadro la voce di chi a scuola ci va tutti i giorni e ci lavora quando si fanno scelte in netta e conclamata contrapposizione al parere dei docenti? Quant’è ridotta la professione di insegnante in Italia nella considerazione economica e sociale ogni anno e sempre di più? Non sono neanche la metà delle domande sui tanti dubbi di una scuola alla deriva.
Sono già troppe le domande per almeno qualche risposta? E già.

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