Quel 25Giugno del 2015

DI GIOVANNI DE LUCIA

Domani salperà una parte di me per un nuovo oceano e per una nuova avventura. Un altro sogno, con i colori del grano, si allontanerà da questa vela e prenderà il suo largo, come è giusto che sia e per come il tempo indica.

Quante aspettative, quanti sogni interrotti nel dover alacremente costruire la tua barca, fatta di chiodi e di legname leggero, scolpito con la costanza di un maestro d’ascia e con le aspettative e i desideri di un vecchio marinaio.

Quando ti sei affacciata alle prime onde, quando hai iniziato a sentire i profumi dell’Africa, io ho incartato la mia voglia di libertà, riponendola in una bottiglia di vetro rosso con una piccola scritta azzurra. Ho affidato quel pensiero alla solitudine, perché era il tempo tuo.

Così ho cercato, in una vita, le giuste rotte prive di secche e scogli, ma il mare per quanto lo possiamo amare non ci risparmia mai apprensioni, tensioni e fatiche. Il mare lo abbiamo sempre affrontato con vele aperte, cavi, cime e scotte tese come di arpa e di cetre.

Ora che questo tuo legno è in mare, pronto ad essere lanciato verso il dove, stringi i tuoi nodi, bagna il tuo fazzoletto nel bicchiere di queste ultime lacrime di sola gioia, guarda il tuo compagno di viaggio e lascia l’ultimo ormeggio. Ora è il tempo di andare.

Ti vedrò uscire veloce, filante come una cometa, è il tuo mare. E se un giorno ti imbatterai in una bottiglia di vetro rosso, con una piccola scritta azzurra, raccoglila tra i flutti, perché li troverai il sogno di un maestro d’ascia e il suo grande amore.

Foto dal web

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