Raffaello Sorbi, “Il gioco della ruzzola”

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Il pittore italiano Raffaello Sorbi, dotato di un talento decisamente precoce individuato dal padre, eccellente copista, dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, orienta le proprie capacità in ossequio all’epoca in cui si trova ad esercitare.

Inizialmente dedito ad uno stile accademico storico, non esita a modificare alcune caratteristiche dei suoi dipinti al fine di renderli più ricollegabili alla realtà, senza dimenticare la riscoperta di ambientazioni antiche, spesso rievocata tramite contesti medievali e settecenteschi.

Non trascura, inoltre, paesaggi in sintonia con l’esperienza del periodo dei Macchiaioli; i suoi punti di riferimento resteranno costantemente riconducibili a tale movimento, ricordando Vincenzo Cabianca, Stefano Ussi e Domenico Morelli.

L’artista si cimenta in un ambito all’epoca molto sentito ed apprezzato: tenendo conto della sua partecipazione, nel 1861, anno dell’unità d’Italia, all’Esposizione nazionale di Firenze – circostanza in cui vince il concorso triennale, presentando il soggetto de La morte di Corso Donati – egli assimila e ripropone quell’arte di ambientazione storica estremamente apprezzata all’interno di una nazione che si appresta a nascere.

Determinante, per quanto riguarda carriera e versante economico dell’attività dell’autore toscano, l’incontro con il celebre mercante d’arte francese Eugène Goupil, collezionista, mecenate, filantropo, il quale si rivela determinante per un numero cospicuo di artisti.

Goupil, che gli firma un contratto in esclusiva con rendita mensile, gli consente l’accesso al mercato internazionale, elemento che il Sorbi sfrutta egregiamente grazie alla propria ricercata abilità, in grado di conquistare soprattutto i mercanti tedeschi ed anglosassoni.

La forza del Sorbi compendia l’originalità dei suoi maestri ispiratori, peraltro in gran parte presenti allo stesso concorso in cui risulterà vincitore, con armonia e precisione perfettamente dosati, con il risultato di riuscire a raffigurare immagini veritiere, a tratti teatrali, ma rimodulate tramite effetti di luminosità tali da renderle convincenti in una discreta empatia.

Il gioco della ruzzola, del 1880, è un quadro di dimensioni piuttosto esigue che ci restituisce uno spaccato della genialità del Sorbi, il quale prediligendo uno scorcio inaspettato della scena, riesce a conferire un dinamismo inusitato ad un contesto giocoso ma impegnato.

I protagonisti, abbigliati alla maniera settecentesca, partecipano ad una gara del popolare gioco, conosciuto fin dalla notte dei tempi – le sue origini sono davvero antiche – e diffuso in ogni dove.
Tuttora praticato, ha necessitato tuttavia di una precisa regolamentazione, ottenuta dopo numerosi tentativi di reprimerlo.

Considerato pericoloso sia per le concrete modalità di messa in pratica – solitamente giocato all’aperto in strade di campagna, non disdegnando percorsi cittadini – che per il frequente abbinamento ad azzardo e scommesse, è sempre ostinatamente amato, e a tutt’oggi, con buona pace ed orgoglio dei praticanti, è tutelato e regolamentato sia dalla Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali, che dall’internazionale European Traditional Sports and Game Association…

Raffaello Sorbi 1844 – 1931
Il gioco della ruzzola (1880)
Olio su tela (29,5 x 56 cm)
Milano – Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

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