RIFLETTENDO SUI FATTI DI COLLEFERRO E OLTRE ⋆ lo scrigno di pandora

DI VINCENZO SODDU

Quando qualcuno, in pieno lockdown, ha ipotizzato che la lunga quarantena avrebbe prodotto effetti benefici ero scettico. Empatia, generosità, sacrificio. Tutti valori che sarebbero emersi con naturalezza dopo un periodo così drammatico, unendoci tutti in un leopardiano senso di comunanza e affratellamento nei confronti delle avversità comuni.

I fatti di Colleferro ci hanno riportato con i piedi per terra.

Il nostro è rimasto un paese dove quattro sfigati fascistelli che si riempiono di tatuaggi in palestra per poi fotografarsi e fare like su Facebook hanno pestato a morte un ragazzo esile che si era frapposto unicamente per sedare una rissa in cui loro erano coinvolti.

E allora, cos’è successo? Il lockdown non ha insegnato nulla? Perché?

È semplice. Il nostro è rimasto un paese dove la maggioranza della popolazione si forma con la tv-spazzatura o gossipara, quando va bene, o che appunto si omologa alle pagine facebook dei personaggi più deteriori, politici o meno. Un paese che già durante il lockdown si schierava pro o contro il Primo ministro come se quella fosse una semplice partita di pallone.

La verità, per me, sta tutta qui. Gli italiani non leggono, fuggono dalla scuola quando possono, hanno modelli mediocri, spesso creati da quelle Tv che già dagli anni Ottanta un noto imprenditore milanese diffondeva in tutta Italia.

In una nazione come questa anche un’esperienza drammatica come il lockdown viene impoverita, ridotta a mero pretesto sull’uso di una mascherina di stoffa. E allora non meravigliamoci se si arriva a esiti tragici come quello di Colleferro. Le radici del problema sono cresciute già tanto e quel poco che si può fare ancora deve andare nella direzione di una scuola migliore, di una Tv più autorevole, che magari proponga la lettura di un libro ai più giovani.

Questa è la mia opinione, indipendentemente dalla pena che sarà inflitta ai quattro assassini di Colleferro.