Siamo sicuri di andare verso il meglio?

DI ANTONIO MARTONE

 

Il progresso è la chimera del nostro tempo. Ci ha tradito tante volte anche nei modi peggiori ma rimane l’orizzonte inoltrepassabile della nostra vita. Più tecnologia, più PIL, più tempo di lavoro.

Più solitudine, un numero sempre maggiore di tonnellate di rifiuti, sempre crescente il degrado dell’ecosistema. Non lo sappiamo. Non ce lo ricordiamo. Siamo sicuri invece di andare verso il meglio.

Tanto forte è negli uomini l’insofferenza per la propria vita da volerne sempre un’altra. Ci potrebbe essere una confessione più grande di infelicità? Che bisogno avremmo di scommettere sul domani se fossimo oggi felici?

E se oggi non siamo felici, ciò non dipenderà dal fatto che abbiamo troppo creduto ieri nel progresso? Forse non è infelicità. Forse non è soltanto infelicità. Forse è soltanto follia di raggiungere qualcosa che non ci sarà mai dato ma che preconizziamo nelle nostre giornate povere di gioia.

Eppure, tutto ciò non serve ribadirlo. Non serve ricordarlo. Si viene travolti dal fiume in piena degli entusiasti e dei volenterosi e non si lotta contro le forze schiaccianti della natura.

Quando la novitas si abbiglia, magari con il viso truccato della tecnica più raffinata, dal denaro, dal successo, dal potere, l’uomo massa (ma l’uomo non è da sempre e non sarà per sempre un gregario di massa?) non resiste al luccichio delle luci e dimentica sé, dimentica la notte sempre presente ed eternamente incombente, dimentica i tradimenti, le illusioni e le promesse che non possono essere mantenute e si prostra adorante urlando come impazzito: “anch’io, anch’io voglio servirti!”.

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