Silvestro Lega, Ritratto di contadina

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Ritratto di contadina, sovente noto anche come La scellerata, è un dipinto che Silvestro Lega realizza tra il 1889 ed il 1890, o perlomeno si presume, sia perché risulta non datato, sia poiché il soggetto è particolarmente caro all’autore, il quale nel corso degli anni deciderà di affrontarlo diverse volte.

La donna, la cui raffigurazione si limita al volto e parte del busto, ha la testa coperta da un foulard rosso annodato sotto il mento e volge lo sguardo leggermente in basso a destra, permettendo di intuire una latente preoccupazione.

Il motivo per cui talvolta l’opera viene definita ‘la scellerata’ pare potersi ricondurre ad una denominazione scelta da alcuni compagni dell’artista, i quali essendo a conoscenza del fatto che il pittore si fosse invaghito di tale modella prediletta, le attribuivano una dissoluta spietatezza sia nel non corrisponderne l’amore, atteggiamento peraltro lungi dall’essere una colpa, aggravato tuttavia dal bieco disprezzo che la stessa sembrava riservargli.

La contadina del Gabbro, luogo situato sulle colline livornesi in cui Lega risiede nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, suscita la passione dell’artista in un momento in cui egli ha già raggiunto una discreta maturità e si trova ad aver da poco passato i sessant’anni: un sentimento ben delineato dalla indiscutibile presentazione del ritratto, caratterizzato da un palese coinvolgimento sentimentale esternato attraverso pennellate vibranti ed intensi cromatismi.

La scelta stessa di indugiare su di un colore esplicito, a tratti insinuante, come il rosso, denuncia una malcelata volontà declaratoria dell’autore, armonicamente corretta da superbe ombreggiature ed inserzioni brune e ocra in grado di ingentilire il contesto.

Impossibile non pensare immediatamente alla rievocazione passionale di un elemento come lo scarlatto, anche riandando al ricordo del romanzo di Nathaniel Hawthorne, scritto più o meno nello stesso periodo, intorno al 1850, dove si narra dell’usanza, da parte dei puritani, di cucire una lettera scarlatta, fatto realmente acclarato, sui vestiti degli adulteri, dopo averli inoltre sottoposti ad umiliazioni e punizioni corporali, queste ultime consistenti in un numero nemmeno esiguo di frustate, fattore non indifferente alla comprensione di una tale, tranciante definizione.

Naturalmente si tratta di ipotesi, per quanto corroborate da dettagli ragionevolmente coincidenti e circostanziati: il fatto che la medesima donna compaia senza sosta in una nutrita serie di immagini, denuncia sia la possibilità che l’autore fosse effettivamente coinvolto da una bellezza tipicamente popolare – caratteristica piuttosto comune a diversi artisti e uomini – sia che fosse indubbiamente interessato alla ragazza in questione, ritratta, analizzata e celebrata mediante capolavori ancor più apprezzabili riguardo ad una concessa modernità altresì scevra da precedenti legami troppo tradizionali.

E non deve nemmeno stupire la stessa enunciazione ‘scellerata’, ai nostri occhi, ovviamente tenendo conto della evoluzione raggiunta ai nostri tempi, forte e inopportuna, poiché occorrendo trasporla all’epoca del dipinto, occorre rendersi conto di altre situazioni similari e apparentemente inaccettabili.

Un esempio per tutti: La traviata, opera di Giuseppe Verdi tratta da La signora delle camelie di Alexandre Dumas, il cui titolo si riferisce alla dubbia moralità della figura di primo piano, in tal modo elegantemente definita eppure inequivocabilmente descritta, come esprime piuttosto sagacemente Luciano de Crescenzo nel romanzo Croce e delizia, sua versione de La traviata, in cui ad un certo momento, desiderando spiegare alla protagonista il significato del suddetto termine, uno dei personaggi lo sostituisce con un termine molto meno sobrio e raffinato.

E alle proteste della donna, la quale insiste in modo veemente ad allontanare dalla, ai suoi occhi, candida Violetta, la definizione di prostituta, egli ridacchiando le chiede come non sia possibile rendersi conto del reale contenuto semantico del vocabolo, aggiungendo come sia stato sostituito per pura convenzione, dato che Verdi, la sua opera, difficilmente avrebbe potuto intitolarla in un altro modo…

Silvestro Lega (1826-1895), Ritratto di contadina o La scellerata, 1889/1890, olio su tavola, 38×28 cm., Livorno – Museo Civico Giovanni Fattori
Immagine: web

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità