Storia dell’U. (L’U. alla casa d’appuntamenti con indecisione lavabile). Parte 3^

di Paolo Massimo Rossi

Storia dell’U. n° 3
(L’U. alla casa d’appuntamenti con indecisione lavabile)
Martedì.
Lavanderia.
Curiosità stimolata da chiacchiere casuali.
Bassotto guarda l’U., gli si avvicina, gli chiede: “Cerca una signora?”
L’U. (atteggiandosi): “No.”
Vittima di priorità aggressiva-colloquiale, bassotto non capisce ma insiste: “Cerca Marieta?”
(Sarà il titopromolava, suppone l’U.)
L’U.: “Marieta chi?”
Itera Bassotto: “La Marieta!”
L’U lapidario: “No!”
Bassotto (confuso): “Peccato sarebbe perfetta.”
Perfezione (non di questo mondo) sarà dunque epifanica in quartiere-isolato-strada-marciapiedi ombreggiato non lontano dal mare..

Mercoledì.
L’U. fuori della lavanderia.
Bassotto lo vede e, accostandosi, dice: “Cerca una signora?”
Proposta d’acquisto? Florido commercio?
L’U. risponde: “No.”
Bassotto intravede un possibile varco e insiste: “Intanto guarda, poi decide.” (Sarà titolenone).
L’U. esitando: “Amerei, mora belculo alta così e che bocca! Incontrare.”
Ostinato, Bassotto: “Ho perfetta, non di questo mondo, ma costa.”
Su marciapiedi-strada-isolato-quartiere-eros-offerto.
Amore, nudopoi per contanti, lavastiro di comodo propone con velo in trasparenza asciugata.
L’U. entra e guarda. Troppo bella, magari.
Pensa solo: partire.
Giovedì.
La vede.
Occhiali scuri, passo frettoloso.
La testa leggermente piegata in avanti.
Un attimo prima di entrare, indugia la mano sulla maniglia, toglie le lenti scure, lancia lo sguardo, accenna un’intesa.
Si riavvia i capelli sfiorandone l’attaccatura conclusa in accennato triangolo sulla fronte, temporeggia sull’uscio.
Un minuto e l’U. varca la soglia.
Preda di sostanziale imbarazzo, impasta: “Ho il pantalone macchiato.”
Proprietaria, stirando: “Di là, oltre la tenda, smacchiatrice brava, paziente, vero angelo che neanche in paradiso.”
L’U. trapassa e bassotto (sarà titolenolava) sussurra: “Cerca la Marieta? Sono cento ogni macchia.”
Sul letto, in riservato quartiere-strada-isolato-retrotinto di comodo, mora con velo e nient’altro, bel culo, che bocca, sul viso ha labbra socchiuse già pronte.
In delusione sfumata, lo vede ancora andar via.
Sabato 15:30
Annuncio continuava a proporre massaggi, trattamento rilassante, accurato lavaggio biancheria.
Modalità non rara, già in altri tempi usuale.
Bassotto, cerbero accomodante, attende (sarà titolavamaitre) richiesta.
L’U. entra e sfacciata-mente: “Cerco signora.”
Bassotto al volo: “Due ne abbiamo, una mora bel culo specie di bocca.”
Esitando l’U. azzarda: “Conoscerei …”
Ostinato il bassotto: “Altra specie di bocca mora bel culo.”
L’U., “La prendo.”
Bassotto: “Preferisce Marieta o preferisce Marieta?”
Temerario l’U.: “Marieta belculomora.”
Sottovoce ammiccando bassotto: “Cento per l’una, cento per l’altro.”
Entra l’U. e culobelboccamora per stimofascinare sorride.
Sabato 15:40
Mollemente seduta sul letto, esternando un timido sfacciato esibire, con mano gentile intrasconde piccole tette dopo slaccio reggiseno di pizzo.
“Ti ho già visto?” domanda.
A muta conferma, lei arguisce che si.
“Mi hai visto per strada?” s’informa.
Il sì concenno sembra gradito.
“Vuoi un massaggio rilassante?” gli chiede.
L’U. risponde: “Come ti chiami?”
“Marieta, ti piaccio? E tu?” Accomodante e in posa di ruolo.
l’U. in vuoto esitante.
Marieta: “Vuoi solo parlare? Io so anche ascoltare.”
L’U.: “Verrò domani.”
“Non sei gentile,” aggrottata in sorriso amidato Marieta.
L’U. muto si chiede: “Che farò poi, qui?”
Lascia cento per due su sedia da letto unici arredi.
Marieta si adegua con languidi occhi a proporre un invito per replicabile visita, più che altro domani.
L’U. esce; bassocerbero (ora titolavincassa) professionale alla porta.
L’U. mette in moto, l’inutile accompagna il viaggio, l’aridemico parlare.
Cerchia di mura cittadine resta via via più lontana.

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