Sun-rice, un semplice riso bianco

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Vi ricordate, nel film È arrivato mio fratello, interpretato da Renato Pozzetto, il timido e dimesso professor Ovidio Ceciotti?

Tormentato dagli studenti, osteggiato dalla colf, denigrato sia in famiglia che sul lavoro, e in più, come se non bastasse, vessato dall’insopportabile fidanzata Lidia, ostinatamente intenzionata a farlo dimagrire, la quale pretende che mangi, sia a pranzo che a cena, sempre e solo carote bollite.

Il professore, contrito e disperato, sogna continuamente i rigatoni al sugo, ed il caso vuole che una sera, proprio in occasione di uno sciopero dei giornalisti, al posto del consueto tg, venga trasmessa la prima puntata di una serie di documentari sulla cucina: Rigatoni al sugo.

Naturalmente nemmeno il tempo di spegnere la tv, che suona il campanello la vicina di casa, la quale, essendo arrivato il fidanzato, ha preparato la pastasciutta, ma si è accorta di non avere il formaggio grattugiato.

Purtroppo non ce l’ha nemmeno il professore, che comunque approfitta per informarsi su che tipo di pasta abbia cucinato: alla risposta Rigatoni al sugo, congeda la ragazza, chiude la porta e scoppia a piangere.

Questo proemio, che in realtà ha poco a che fare con il tema del pezzo, per introdurre la mia personalissima serie abbinata alla Kitsch Kitchen della casa di Polly: Sun-Rice , in cui pubblicherò i vari riso in bianco che mi capiterà di sperimentare nei ristoranti italiani ed esteri.

Potrebbe sembrare un’assurdità, ed a qualcuno sovvenire l’obiezione che il riso in bianco, tutto sommato, sia più o meno sempre uguale, ma posso assicurarvi che non è così.

Intanto, la curiosa difficoltà con cui si riesce ad ottenere che te lo preparino. Gli chef, inizialmente, e generalmente indispettiti dalla richiesta – soprattutto dopo aver appurato che il cliente non è in grado di giustificarla con apposito certificato anamnestico – prima si ritraggono scandalizzati, poi accettano a malincuore, spesso re-inviando il cameriere al tavolo per una serie di delucidazioni circa l’eventuale preparazione.

Forse per mettere a tacere quell’impeto d’orgoglio ed onore che li costringe a domandarsi, peraltro senza risposta, a cosa siano serviti anni di istituto alberghiero e tirocini formativi, nonché la serie completa delle dispense di Gualtiero Marchesi e Vincenzo Buonassisi e last but not least, le preziose copie de Il cucchiaio d’argento e Il ricettario della felicità.

Comunque, una volta preso atto dell’incredibile affronto, spesso cedono, e cercano di dare, per quanto possibile, del loro meglio anche in qualcosa di così semplice.

E così arriva il riso con l’acqua di cottura, purtroppo salata, nonostante l’espressa richiesta di non aggiungere sale, il riso in bianco, ma con i frutti di mare – si sa, il riso, se bianco, significa senza pomodoro, ma qualcos’altro lo deve pur avere; a nulla vale spiegare che quelle verdure a vapore che ho ordinato in concomitanza serviranno proprio ad accompagnare il riso – la cupola compatta di riso, scultorea opera d’arte, che riesce a reggere nonostante i chicchi, contro ogni legge fisica, non siano assolutamente incollati, ed altri che avrete l’occasione, come la sottoscritta, di conoscere.

Quindi, cominciamo con la Prima puntata, non autoctona: Riso in bianco del Ristorante giapponese Memory, di Innsbruck, Austria

Servito in una deliziosa ciotolina di fattura squisitamente orientale – simile, per dimensione, a quella in stile etrusco di Alberto Sordi ne Le vacanze intelligenti, ed altrettanto artisticamente impeccabile – il riso si presenta decisamente compatto: forse si tratta di un riso da sushi, di quella particolare qualità che lo rende peculiarmente adatto a sformati e timballi.

Purtroppo, pur avendo richiesto informazioni in merito, esibendomi in un triplo tedesco carpiato con avvitamento, non sono riuscita a reperire nulla di utile, complice il fatto che il personale, secondo fantozziana tradizione, parla esclusivamente il giapponese stretto.

Saporito al punto giusto, ha deliziosamente accompagnato un’ottima insalata mista ed un contorno di verdure bollite, queste ultime ingentilite dalla salsa di soia Kikkoman, facilmente reperibile nei supermercati italiani anche nella versione tamari, senza glutine…

_ Fedeli discepoli…, ehi tu, Caifa, grande sacerdote, dammi dei pani!
_ No no no no, niente pane qui; guai a chi chiede pane! Soltanto riso. Il pane è proibito!
_ E allora, eccezionalmente dal lago di Tiberiade, vi farò la moltiplicazione dei pesci e del riso in bianco…

– Fantozzi, 1975, regia di Luciano Salce …

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