Tommaso Di Stefano detto il Giottino- Pala di San Remigio

DI ROBERTO BUSEMBAI

Siamo nella seconda metà del Trecento e nell’arte Giotto ha già spopolato con la sua innovazione artistica.

Tanti ormai sono i suoi seguaci o “imitatori”, tra i tanti uno in particolare ha l’ambito di essere citato e nominato in quanto non solo ha cercato in pieno di riprendere gli spazi e i volumi del Giotto ma ha anticipato quel pathos descrittivo del gotico e del rinascimento stesso.

Parlo del Pittore Tommaso di Stefano, detto Giottino, che nel Trecento fu uno dei più famosi maestri fiorentini che pure il Vasari esalta nelle sue Vite.

Della sua opera più significativa e anche una delle pochissime opere pervenutaci nel tempo,  vi è La Pietà di San Remigio che attualmente è visibile alla Galleria degli Uffizi a Firenze.

E’ un’opera pittorica su tavola in cui si  rappresenta il tragico momento della deposizione dalla Croce e l’ultimo addio (il compianto) dei suoi congiunti e soprattutto della Madre Maria.

Il Giottino prende a descrivere una certa quantità di personaggi e li colloca ognuno in posizione e atteggiamento diverso, proprio per creare quel senso di spazio tridimensionale e al tempo stesso di “anticipare” la rappresentazione dei diversi sentimenti tra coloro che partecipano alla perdita del compianto.

La scena è volutamente divisa in due parti ben distinte, parti che sono caratterizzate dalla grande croce nel centro, infatti nella parte destra rientrano le figure Sante, come la Madonna, la Maddalena e San Giovanni, mentre nella parte di sinistra compaiono due figure con costumi “moderni”, inginocchiate.

Si vedono una suora e una ricca signora, comprensibile dal fastoso costume,  queste altre non sono che le committenti della tavola, benedette dalle figure di San Benedetto in vesti bianche e San Remigio in vesti vescovili in quanto la tavola stessa era destinata alla chiesa intitolata al suo nome e per tanto tempo è stata sopra l’altare maggiore.

Da notare che le due figure committenti, sono le uniche che non hanno l’aureola in quanto non sante e perciò rappresentate anche in una dimensione più piccola in quanto dobbiamo fare un richiamo alla proporzione gerarchica che era tipica dello stile bizantino del Duecento e che qui comunque il Giottino  ha a malapena evidenziato.

Saranno i committenti, i signori, che prenderanno più valore e prestigio nell’ambito sociale e vorranno sempre più essere ben rappresentati.

Per dare ulteriore luce e creare un mondo divino il Giottino ha ricoperto il fondo con foglia d’oro, così da fare apparire i personaggi come fossero fuori da ogni preciso luogo e determinato tempo.

Un’opera d’arte davvero sconvolgente se si pensa al periodo in cui venne eseguita, un’opera come abbiamo detto anticipatrice in cui il Giottino ha saputo trasmettere tutto il dolore dei personaggi, ha saputo magistralmente e genialmente ricondurci a un evento religioso con pacata fede e accorato sentimento.

Immagine web: Tommaso di Stefano detto Giottino – Pala di San Remigio ( Galleria degli Uffizi – Firenze)

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