Un doppio veto per sedersi di nuovo allo stesso tavolo: quello di Washington che impone a Teheran di tornare a rispettare i vincoli dell’accordo sul nucleare; quello di Teheran che sollecita Washington, prima di qualsiasi intesa, ad archiviare le sanzioni. Ai colloqui di Vienna l’Iran chiama in causa anche l’Europa.
“Il fatto che l’agenda della commissione congiunta produca o meno un risultato dipende dagli europei e dal gruppo 4+1, che devono ricordare agli Stati Uniti i loro obblighi. E dipende dagli americani che devono agire secondogli impegni assunti”, ha detto Saeed Khatibzadeh, portavoce del ministero degli Esteri iraniano.
Al vertice in Austria, la delegazione iraniana ha escluso discussioni bilaterali con gli Stati Uniti, ma la presenza di entrambi potrebbe favorire un’azione simultanea che riporti tutte le parti al rispetto dell’accordo sul nucleare (Jcpoa).
Lo stallo è alimentato da circostanze diverse: in Iran, le imminenti elezioni di giugno potrebbero vedere il presidente Hassan Rouhani sostituito da un leader meno desideroso di abbracciare l’accordo nuclear; negli Stati Uniti, la rimozione delle sanzioni potrebbe alzare il muro dell’opposizione repubblicana e rischiare di bruciare il capitale politico di cui Biden può aver bisogno per la sua agenda interna.
Il Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action) era stato siglato il 14 luglio 2015 con l’Iran dai 5 Paesi membri permamenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e dalla Germania: un risultato, prodotto dalla diplomazia multilaterale, avallato dalla risoluzione Onu 2231.
da Euronews italiano
*Immagine pixabay
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