Visione olistica – i conflitti sono lo specchio dei nostri limiti

di Lucia Castelletti

(Professionista nel settore dei massaggi olistici) 

Pensate possano esistere persone con una vita sempre tranquilla, lineare, priva di contrasti e conflitti? Riuscite ad immaginare una vita del genere? Piatta, monotona, senza stimoli. Non avremmo modo di sperimentare, di metterci alla prova, di confrontarci, e di accrescere la nostra maturità mentale e spirituale.
Chiunque – dal più buono al più crudele, dal più povero al più ricco, dal più stolto al più saggio – si è trovato a subire nell’arco della vita, situazioni cariche di negatività come: affrontare uno scontro verbale con una persona che ci ha offeso, una separazione turbolenta, la rottura di un’amicizia, un litigio familiare, contrasti di coppia, o qualcuno che ci ha sminuito per un nostro errore o per una nostra mancanza, oppure….

Sono davvero molteplici, le situazioni che possono minare le nostre sicurezze e la nostra autostima, lasciandoci “L’amaro in bocca” e spesso, uno sgradevole senso di delusione, di sconforto e di malessere interiore. In realtà si tratta di normali accadimenti, che si presentano a chi vive e interagisce con il mondo esterno e che vanno a costituire il bagaglio esperienziali di ognuno di noi.
Solitamente, in un tempo più o meno breve, siamo in grado di buttarci alle spalle la maggior parte di tali episodi, che pur ricordando come esperienze forti e difficili, non lasciano in noi residui emozionali negativi. Se riconosciamo tali eventi, semplicemente come “Fatti” che hanno costellato e arricchito il nostro percorso, riconoscendone soprattutto “L’insegnamento” che ci hanno offerto, potremo essere in grado un domani, di non ricadere nello stesso errore, magari di non ricreare le stesse condizioni o di non avere le medesime reazioni. Solo a questo punto, potremo dire di averli accolti, accettati, compresi e “Superati”.
Alcuni di questi episodi, con i quali invece non abbiamo avuto la “Possibilità” o la “Capacità” di “Chiudere” nel breve termine, possono rimanere incredibilmente impressi nella nostra mente.
Se non riusciamo a razionalizzarli e a distaccarcene emotivamente, la nostra mente continuerà a riproporceli come un replay, creando delle “Forme-pensiero” quasi ossessive, cioè dense forme energetiche, date da emozioni e immagini così intense, da farci rivivere continuamente l’evento per mesi, per anni o addirittura per tutta la vita. La mente può quindi tenerci prigionieri in un loop di ricordi, che ogni volta, andranno a rinnovare rabbia, frustrazione e delusione: tutti sentimenti ostili, che abbassano inesorabilmente le nostre “Frequenze”.
Capita a volte di renderci conto, che vicende o situazioni molto simili tra loro, si ripropongano più volte nella nostra vita. Non si tratta di semplici casualità, infatti, se non riusciamo a comprendere la “Lezione” e a fare tesoro dell’esperienza che determinati episodi ci danno, questi, continueranno a ripresentarsi sotto diverse spoglie, fino a quando non saremo pronti, per andare “Oltre”.
Paragono sempre la “Mente” a un computer, poiché si comporta proprio come tale. Sulla base delle reazioni che ognuno di noi ha nei confronti dei diversi eventi della vita, la mente elabora e costruisce degli “schemi di reazione” che memorizza e tiene a disposizione per eventuali occasioni future, diventando come un grande “Data base”. Ogni volta che ci troveremo di fronte a situazioni analoghe a quelle già sperimentate, la mente tenderà a riproporci uguali pensieri, che ci porteranno a utilizzare gli stessi schemi, e dinamiche di comportamento similari.
La mente quindi raccoglie, conserva e poi ripropone, creando anche degli “Automatismi”, cioè comportamenti privi di consapevolezza. Questi non sono sempre negativi anzi, in alcuni casi ci aiutano a creare una capacità di difesa o di autoprotezione come: attraversare la strada senza essere investiti, guidare un’auto o la bicicletta senza pensare a ciò che stiamo facendo, e così per tante altre situazioni. Questo meccanismo però, ci può portare al tempo stesso, a diventare “Prevenuti” rispetto a determinate circostanze, persone, oggetti.
Quindi, se non riusciamo ad uscire dagli schemi che la nostra mente ci ripropone, i sentimenti e le sensazioni legate a circostanze particolarmente pesanti, si potranno trasformare facilmente in rancori e pensieri di rivendicazione. A volte, con l’intento di allontanare ricordi ed emozioni che ogni volta riaprono una ferita, si può arrivare a creare un vero e proprio distacco o rifiuto di luoghi e persone che hanno avuto a che fare con tali eventi, giungendo spesso a condizionare la vita familiare, privata o lavorativa.
In questi casi molto spesso, le motivazioni non sono altro che nostre convinzioni o giustificazioni che diamo a noi stessi: <<Lo faccio per una questione di principio! Non mi vedranno mai più perché non mi meritano, l’indifferenza è la miglior punizione, non permetto a nessuno di calpestarmi>>.
In realtà si sta “Fuggendo” da situazioni che ci mettono a disagio, che non abbiamo il coraggio di affrontare, che non ci sentiamo in grado di gestire o che evitiamo, per paura di risultare deboli o di essere mal giudicati.
Questa tendenza porta ad erigere muri di silenzio e tempi di risoluzione incredibilmente lunghi. Atteggiamenti che in realtà non fanno altro che generare ulteriori disagi e nuovi conflitti, allontanandoci sempre di più soprattutto dalla nostra serenità interiore. In poche parole, stiamo continuando a fare del male a noi stessi.
Gli atteggiamenti e i modi di porsi, possono essere la conseguenza di timori e insicurezze personali, che emergono soprattutto quando ci troviamo di fronte a persone dal carattere ruvido, a volte irruente, che tendono a giudicare o a puntare il dito. Chi non ha mai incontrato il classico tipo arrogante o che ha sempre ragione?
Se ci troviamo ad essere prevenuti nei confronti di determinate persone, tendiamo a scattare subito sulla difensiva, reagendo magari con eccessiva determinazione, dando così l’idea di essere una persona irruenta e scontrosa. In altre circostanze, può capitare invece l’opposto, di reagire cioè con il silenzio e con un’apparente indifferenza: dentro ci si sente ribollire, ma si è bloccati dalla mancanza di strumenti per affrontarle, ponendoci così nella veste di “Vittime” delle circostanze.
L’evolversi di ogni situazione, positiva o negativa che sia, non è altro quindi, che il risultato dei comportamenti reciproci di due o più persone che interagiscono. Le “Modalità” con cui si esprimono, sono la conseguenza dei loro condizionamenti socio-familiari, delle esperienze precedenti, dei pregiudizi e degli schemi mentali.
Non dobbiamo mai dimenticare che “La ragione è solo un punto di vista”. Quindi, ambedue le parti guardando la situazione dal proprio punto di vista, avranno ragione. Il motivo per cui spesso i conflitti non si risolvono, è perché ognuno ascolta esclusivamente la propria necessità di sentirsi “Riconoscere” la ragione, per il bisogno inconscio di “Approvazione” da parte dell’altro, e il desiderio di “Affermazione”.
Se ci pensiamo con attenzione, a tutti noi è capitato nella vita di ferire qualcuno, e a nostro parere per opportune motivazioni, ma quando siamo noi a sentirci feriti, non accettiamo giustificazioni.
I conflitti vengono quindi generati, dai meccanismi psicologici che ogni persona ha costruito nell’arco della propria vita, ma alla base, ci saranno sempre le reciproche “Convinzioni” distorte dall’orgoglio, dalla paura o dall’ego: proprietà caratteriali ancora troppo radicate, che rappresentano veri e propri ostacoli verso la crescita personale. I conflitti sono dunque, potenti spunti di riflessione e di comprensione di noi stessi, poiché mettono a nudo i nostri “Limiti”, cioè gli aspetti interiori dei quali non riusciamo ancora ad avere cognizione.
E’ molto difficile guardarsi dentro con una sincerità tale, da riconoscere quali siano i nostri limiti: “L’orgoglio” ci impedisce di vedere la realtà dei fatti, di fare il primo passo, di valutare le motivazioni dell’altra parte. “L’ego” offusca la nostra capacità di giudizio, la possibilità di metterci in discussione, poiché ci pone in una posizione di superiorità. La “Paura” spesso ingigantisce le situazioni. Il timore del “Giudizio” genera aggressività e amplifica la rabbia e il risentimento. Tutti fattori che determinano evidenti difficoltà di comunicazione e di confronto.
Anch’io per anni, ho permesso alla mia mente di ripropormi episodi dolenti che non riuscivo a superare. Poi nel tempo, avendo acquisito una mentalità olistica, che porta a spostare lo sguardo da “Noi stessi” ad una visione “D’insieme”, e di conseguenza anche alla capacità di vedere “Azioni-reazioni” con occhi nuovi – osservandole cioè con distacco, solo da spettatrice – mi sono resa conto che ognuno di noi contribuisce al comportamento o alle risposte, delle persone con le quali emergono dei contrasti.
Tutto è un susseguirsi di “Cause-Effetto” pertanto, in tali occasioni dovremmo avere la volontà di chiederci: perché la situazione è degenerata? Perché ho reagito così? Per quale motivo provo risentimento? Il primo passo da fare sarà quello di riconoscere “L’influenza” delle nostre azioni-reazioni nell’esito burrascoso di episodi conflittuali, eliminando l’interpretazione personale.
I conflitti vanno spesso a riaprire in modo inconscio, ferite antiche, riportando a galla episodi o mancanze, vissute soprattutto durante la nostra infanzia: in cui ci siamo sentiti inascoltati, poco compresi o completamente rifiutati. Riaccendono in noi collera, impulsività e risentimenti repressi, che predispongono fortemente alla suscettibilità.
Avere compreso che quanto ci accade sul piano fisico, è la conseguenza di qualcosa di più profondo, ci permette di modificare il modo di guardare, valutare e misurare tali eventi spiacevoli, affrontandoli con una diversa cognizione e con maggiore equilibrio emozionale. La consapevolezza mette il seme del “Cambiamento”, che è segno di apertura mentale, di crescita e di miglioramento, ci consente di uscire dagli schemi mentali. Quindi, se siamo disposti a cambiare, possiamo imparare a “gestire” i conflitti, ma soprattutto a non permettere che continuino a ferirci a tempo indeterminato.
Possiamo altresì evitare, di andare incontro alla così detta “Somatizzazione delle emozioni”, che si può manifestare con: emicranie ricorrenti, senso di nausea, episodi di colite o gastrite, fame nervosa o al contrario inappetenza, tensioni e contratture muscolari, profonda tristezza, senso di angoscia, addirittura depressione.
Un percorso di trattamenti olistici, rappresenta un grande sostegno in queste circostanze, poiché aiuta la persona a ritrovare la capacità di rilassarsi, di distaccare mente e corpo dagli eventi esterni, di riequilibrare il sistema energetico, recuperando così l’armonia generale, che va ad attenuare sempre di più il senso di disagio fisico ed emozionale dovuti alle tensioni da conflitto.
La serenità interiore risiede proprio nell’equilibrio dei sentimenti. Le nostre ansie, le nostre paure, il bisogno di giudicare, sono la misura del cammino che ancora dobbiamo fare: avere pace quindi, è più importante di sentirci dalla parte della ragione!
Come diceva lo scrittore James Joyce: la vita è come un’eco, se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.

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