Carlo Crivelli, Madonna con il bambino

DI ROBERTO BUSEMBAI

 

Ci sono opere d’arte che colpiscono subito per la loro raffinatezza d’immagine, per l’accuratezza di particolari e soprattutto per l’abbinamento dei colori e delle giuste sfumature, restiamo davvero abbagliati da tante pitture, per la forma e lo stile, la precisione e il magistrale talento del Maestro.

Ma ci sono altrettante opere d’arte pittoriche per le quali, non basta soffermarsi a tutto quanto ho detto sopra, ma, necessitano, di un’eventuale e accurata lettura, insomma hanno bisogno di essere scoperte piano piano, per  trovare così la piena valorizzazione di un’opera che magari al momento ci appariva “bella” ma non di più.

È il caso della Madonna con il Bambino del Maestro Carlo Crivelli, un’opera appartenente all’Accademia Carrara di Bergamo, che colpisce per la classica raffinatezza di stile del pittore e per i suoi accesi colori, a parte il manto della Madonna che nel tempo ha perso il suo splendore in quanto il dorato che gli apparteneva è andato perduto.

Ma se si osserva più del dovuto non  manca di notare una quantità di cose e oggetti che paiono quasi un’allegoria del Maestro, ovvero impiantati nel contesto del quadro magari solo per un suo capriccio o piacimento.

Proviamo insieme ad analizzare quanto ci vuol dire con questa simbologia, quanto di più ci vuol far valorizzare quelle Sante figure rappresentate.

L’immagine della Madonna con il Bambino è posta al di la di un parapetto quasi appoggiata a una vistosa tenda rossa sovrastata da una grossa ghirlanda con frutta varia. In evidenza, si vedono due grosse e colorate mele, lo stesso frutto che il bambino Gesù stringe tra le sue piccole mani, ed è proprio questa mela il primo messaggio.

La mela è il simbolo del peccato, il frutto colto da Eva e mangiato anche da Adamo, il peccato originale di cui Gesù il Redentore, incarnandosi, ne sostiene il peso, e le stesse mele nella ghirlanda marcano ancora di più questo concetto.

Un altro frutto che subito lascia perplessi e attoniti, è quel cetriolo in primissimo piano, posato sul parapetto.

Anche in questo caso ha valore simbolico e molto accurato se vogliamo perchè bisogna partire dal concetto delle letture sacre, che sia l’Antico Testamento che il Nuovo Testamento per il pensiero medievale, erano volti a sostenere delle concordanze.

Bisogna risalire ai fatti di Giona che dopo essere stato inghiottito dalla Balena fu rigettato fuori, vivo, dal vomito dell’animale tre giorni dopo e secondo la leggenda biblica egli si svegliò sotto alberi di zucche.

I tre giorni che Giona ha trascorso nel buio del ventre della balena sono paragonati perciò ( per il concetto di cui sopra, di concordanza) ai fatidici tre giorni in cui il Cristo vive nell’aldilà prima della sua resurrezione.

Zucche e cetrioli essendo della stessa famiglia, cucurbitacee, nel Rinascimento erano considerati la stessa cosa, viene da se la lettura che il cetriolo altro non è che la rappresentazione simbolica dei giorni del Cristo nell’aldilà.

Il cetriolo si trova in mezzo ad altri due precisi simboli, il garofano e la ciliegia, il primo appare quasi fuori luogo, in quanto è ritenuto simbolo nuziale e parrebbe quasi senza senso.

Un’analisi più accurata, e se vogliamo propriamente mistica, ci porta a pensare alla Madonna incoronata Regina del Cielo dopo l’Assunzione e considerata dalla Chiesa come sposa di Cristo, ecco allora che ritorna giusto il simbolo del garofano.

La ciliegia, chiamata il frutto del Paradiso, è simbolo di virtù.
Per terminare questa lunga ricerca, volgiamo lo sguardo verso il paesaggio dietro le figure e notiamo che è totalmente diverso tra quello di sinistra a quello di destra, nel primo gli alberi sono verdi mentre nel secondo sono completamente secchi, ebbene altresì non sono che il primo il ritorno alla vita, l’Incarnazione, mentre il secondo rappresenta l’aridità, la morte di Gesù.

Molti quadri di Crivelli ( e della sua bottega) sono pieni di questi simboli e sono proprio questi che rispondono in modo esaustivo alle più svariate informazioni se vogliamo anche puramente teologiche, basate sulle credenze del periodo stesso in cui le opere furono dipinte.

Come avete notato, spesso non basta una semplice sguardo, l’immagine del tempo, diversamente da ora, ha bisogno di più accurata e posata visione per essere compresa.

Immagine web: Carlo Crivelli – Madonna con il Bambino (Accademia Carrara di Bergamo)

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