Come un fiore d’inverno

DI ELISABETTA FIORITTI

Stamattina osservavo i narcisi nel mio giardino. Dimenticati in un vaso, qualcuno coricato sulla terra, sdraiato nel sonno invernale, apparentemente morto.
Ma no, c’era un luccicore, una lacrima chiara al centro del suo cuore di foglie, verdi e carnose, vive. Un riflesso di colore che si affacciava al cielo, pronto a diventare fiore.

Ho provato a raddrizzare quel bulbo coricato sul terreno, ma era diventato un tutt’uno, saldamente abbracciato alla terra, sua madre. Storto ai miei occhi, ma non per la sua natura, carico di energia vitale, nonostante la pioggia, il fango, il freddo e le gelate notturne. Ho rivisto te in quel narciso.

Cinquanta chili scarsi di ragazza, sempre in lotta col cibo e con lo specchio. Aggredivi con le parole per non mostrare quanto fossi fragile e mascheravi il tuo corpo acerbo dentro maglioni informi, che ti rendessero trasparente. Ti chiamavamo Vivi’, perché il tuo nome, Viviana, era troppo imponente per il tuo fisico minuto. Invece ci sbagliavamo, tutti. Oh, quanto ci sbagliavamo!
Tu avevi un’anima forte e coraggiosa. Anche quando tutto si è fatto oscuro e l’atmosfera intorno a te era gravida di colpe e di sospetti. “Vivi’ e il professore, ha voti alti perché ci va a letto”, fanghiglia, maldicenza, invidia, cose così.

Hai subito le prese in giro, gli sguardi ironici dei compagni, le attenzioni spesso pesanti e sgradite dei colleghi di lavoro. Hai indurito la tua scorza, come un albero nel bosco fitto, su di un terreno di roccia. Resistente alle intemperie, in attesa della primavera. Ma sei riuscita a conservare dentro quell’anima delicata e gentile di allora, di quando mi passavi la versione di latino di nascosto.

Di quando mi raccontavi i tuoi sogni ed erano sogni alti. Ecco, oggi ti vedo, intervistata sulle maggiori reti nazionali, sicura di te, bella, elegante, preparata. Le tue pubblicazioni scientifiche fanno scuola. Non c’è nulla in te di quella ragazzina fragile e tormentata di allora. La meschinità di chi ti aveva fatto terra bruciata intorno, solo perché eri brava, ti ha resa più forte. Ma vedo ancora lo scintillio dei tuoi occhi, riflettono i tuoi pensieri vivaci, sono la vita, l’anima intorno cui si è sviluppata la tua esistenza.

Brava, Viviana, amica mia, sei come quel narciso pronto a fiorire. Ma solo per l’aria, per il vento, il sole e gli uccelli, che ne aspireranno la fragranza, solo per gli occhi di chi sa davvero vedere.

©® Copyright opera artistica di Elisabetta Fioritti

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