Ebbene sì, credo alla ‘favoletta’ che si muore di covid

DI CHIARA FARIGU

Stamattina all’uscita dal supermercato mi sento afferrare per il gomito da una conoscente che non vedevo da tempo. Avevo la mascherina e a passo veloce mi dirigevo verso il parcheggio.

Lei puntandomi il dito mi apostrofa con un ‘non mi dica che pure lei crede alla favoletta del covid?

Naturalmente non mi dà neanche il tempo di rispondere perché comincia subito con la tiritera della ‘dittatura sanitaria’, della mascherina che è solo un bavaglio col quale i politici vogliono toglierci il diritto di parola, che è tutto un complotto e chi più ne ha più ne metta.

Avrei potuto risponderle che ebbene sì, sono una di quelle che crede, come dice lei, alla ‘favoletta’ del covid. Virus che in questa seconda ondata è tornato più agguerrito che mai e in virtù di questo nessuno può sentirsi al sicuro. Tanto meno io che rientro nella categoria totiana degli ‘improduttivi’ per giunta con qualche patologia pregressa.

Avrei potuto risponderle che non credo ai complotti e che metto in pratica le misure anti-contagio. Anche se non in maniera maniacale perché a volte basta il buon senso. Come quando durante la passeggiata quotidiana, poiché per chilometri non incontro nessuno, faccio a meno della mascherina, anche se è pronta per l’uso.

Avrei potuto aggiungere che non sono interessata alla differenza dei morti di covid per covid o col covid perché, se un malato oncologico o iperteso o diabetico si becca il maledetto virus e poi muore, il responsabile ultimo è sempre lui, il coronavirus che gli ha dato il colpo di grazia. Perché senza sarebbe campato per chissà quanti anni ancora.

Avrei potuto dirle che da quando mi sono conquistata con le unghie e con i denti il diritto alla pensione mi sono posta l’obiettivo di godermela a lungo. Un po’ per farla in barba a quanti questo diritto me lo hanno fatto sudare e molto perché amo la vita. E se per tutelarmi devo per qualche tempo indossare la mascherina, igienizzare le mani e stare distante da persone che ti alitano baggianate simili, non vedo il problema.

Avrei potuto dirle che più del virus uccide l’ignoranza.

Avrei potuto. Non ho voluto.

E senza proferire parola le ho scostato il braccio che aveva appoggiato sulla macchina. Solo uno sguardo molto eloquente.
Silenzio e indifferenza la miglior risposta.

Nel ripartire non ho potuto fare a meno di osservarla dallo specchietto retrovisore. Stava già puntando un’altra ‘vittima’ sulla quale sputare la ‘favoletta’ della dittatura sanitaria la museruola il complotto dei poteri forti …

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche