Dire ciò che si pensa, spesso, equivale a distruggere le illusioni altrui, meglio tacere.
Di quel silenzio atto a preservare, a non ferire o a fare male a chi, forse per mancanza di equilibrio interiore, o solo per la più semplice sopportazione, decide di non interrogarsi e di lasciare andare.
Di quel silenzio mal interpretato, che non passa inosservato, di cui si coglie tutto tranne l’altruismo che vi sta dietro.
Meglio ritagliarsi un angolo di pace in cui il silenzio viene riempito da quei piccoli e inaspettati doni.
No, forse non si è diventati più buoni, neanche quando quei canti servivano per unire e compattare lo smarrimento che albergava in ognuno di noi.
Forse, anche quelli erano momenti di pura illusione, se ancora oggi, dopo quanto vissuto, le risposte risiedono in puerili guerre tra regioni, in attacchi che colpiscono solo chi la sciagurata amministrazione l’ha subita e certamente non voluta.
Forse si è già dimenticato ciò che invece dovrebbe restare un ricordo indelebile a cui, quando si ripensa, si avverte un dolore profondo nell’anima.
Forse non siamo fatti per comprendere e neanche per distendere questo clima di guerra che continua ad irretire chi non sa argomentare.
Forse di quei giorni bui non abbiamo salvato la luce che la natura ci ha regalato, stupendoci, sbattendoci sul muso, quanto stava meglio senza noi.
Eppure, non siamo invincibili, non possiamo non dipendere dagli altri, non abbiamo sempre ragione, ma continuiamo a fissare gli abbagli piuttosto che vedere la bellezza che continuiamo a ricevere, senza meritarla…
Meglio il silenzio, quello che fa rumore in chi deve e resta superficiale per chi lo deve riempire, continuando a predicare a sproposito, piuttosto che ascoltare l’eco del suo fallimento, che però continua a rimbombare..
©®foto limian
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