La musica di Oliver Messiaen che regalò vita e speranza ai deportati di Görlitz

di Claudia Aru

Nel campo di prigionia di Görlitz, il 15 gennaio 1941, nella baracca n.27B, adibita a teatro,
Olivier Messiaen eseguì il “Quartetto per la fine del Tempo”.
Il compositore francese, spiegò al suo pubblico di prigionieri che si era ispirato all’Angelo dell’Apocalisse che annuncia la fine del Tempo.

Quel mercoledì 15 gennaio 1941, con una temperatura esterna attorno ai quindici gradi sotto zero, il potere della musica regalò vita e speranza laddove c’era solo freddo e dolore.
Jean Le Boulaire suonava il violino, Étienne Pasquier il violoncello, Henri Akoka il clarinetto, lo stesso Messiaen il pianoforte.
Organico rarissimo per un quartetto, però l’unico possibile in quelle circostanze, erano tutti prigionieri.
«Ho scritto un quartetto per i musicisti e gli strumenti che avevo, per così dire, sotto mano. Avevo bisogno di pensare alla musica, di farla, per sentirmi vivo”
Quella sera del 15 gennaio 1941, finito il concerto, un prigioniero si avvicinò ai quattro musicisti e disse: «Questa musica ci riscatta tutti. Non ci riporta dove siamo, ma a quello che siamo. Esseri umani».
E la musica è esattamente questa roba qui.
Un grazie profondissimo alla professoressa

Myriam Quaquero che mi ha fatto appassionare alla storia della musica classica del ‘900.
Le sue lezioni non le scorderò mai.
E infatti, oggi ricordo così.
Olivier Messiaen Quatuor pour la fin du temps Quartet for the End of Time 1941 from YouTube
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