La tenerezza della senilità dinnanzi al mare

DI INES GUADAGNINI

Mai avrebbero creduto di farcela, e invece erano di nuovo lì , come ogni anno, come ogni altra estate.
Era mattino presto. Il sole iniziava appena ad illuminare il mare con milioni di gemme luccicanti e la notte, vinta da quel chiarore, si preparava ad arrendersi, come ad ogni sorgere dell’alba.

Poche persone passeggiavano sulla sabbia, ancora bagnata dalla pioggia del giorno prima. Nel silenzio, solo il rumore sommesso delle onde.
E c’erano anche loro lì sulla riva , che si sorreggevano l’ un l’ altro!
Lui era esile, forse un po’ malfermo sulle gambe. Ogni tanto si aggiustava sugli occhi la visiera del berretto, ciò non di meno protendeva le braccia verso di lei, le afferrava una mano e la rassicurava:
“ Non avere paura, ci sono io che ti tengo, andiamo un po’ avanti, solo un po’ nell’ acqua…ci fa bene sai?”

Lei sorrideva incerta, sotto il suo cappellino adorno di un nastro color cielo. Faceva qualche passo verso le piccole onde, si teneva a lui con una mano, nell’ altra un bastone le consentiva di mantenere l’ equilibrio. Poi rimanevano fermi a godersi l’ aria fresca del mattino, mentre l’ acqua intorno sbatteva e schiumava instancabile. Era in quel momento che lui le circondava le spalle con un braccio e poi le dava un bacio sulla guancia. Cominciavano così a parlare, con lo sguardo rivolto al mare, le loro esili voci affidate al racconto di sè, di loro, in un’ alternanza di ricordi lontani e di affanni o piccole gioie del presente.

Lui era il più loquace : raccontava delle loro vacanze in altri luoghi e in altri tempi, oppure di quanto avessero gustato la cena della sera precedente:
“Ti è piaciuta la serata di festa di ieri sera in hotel ? “ le chiedeva con un po’ di apprensione nella voce.
“ Quale festa ? “ chiedeva lei, con lo sguardo perso verso l’ orizzonte
“ La festa di ieri sera, con la cena a lume di candela…non ricordi ?”
“ Quale festa? “ richiedeva lei , continuando a guardare verso il mare .
Lui sapeva di non dover insistere, se lo aspettava quel “ non ricordo “ ma, ogni volta ci sperava, chissà… forse negli ultimi tempi lei era solo un po’ più svagata del solito .

Decideva allora di dirottare la conversazione verso una strada più sicura: iniziava così a ricordarle quell’ estate in cui, quando erano ancora due giovani innamorati, lui le aveva insegnato a nuotare.
“ Oh sì – diceva prontamente lei, con lo sguardo improvvisamente acceso di un antico splendore – lo ricordo bene! Io non volevo, avevo paura dell’ acqua dove non toccavo, ma tu mi tenevi forte e finalmente decisi di fidarmi. Quanti urli ho fatto, ma poi ho imparato…prima a stare a galla e poi … che nuotate !” E concludeva con una risata infantile, ricordando quel successo di cui andava fiera, ora come allora.

Passarono così ancora un po’ di tempo sulla riva, tenendosi per mano, chiacchierando del più e del meno. Erano felici di poter godere di quella vacanza al mare, che ormai era diversa dalle tante altre trascorse nella loro vita, ma l’ importante era essere ancora insieme, lì sulla riva e al diavolo le amnesie, il passo incerto e le medicine da prendere prima dei pasti !
“ Vieni, comincia a fare caldo, è ora di tornare “ le disse lui
“ Tornare dove? “ chiese lei , aggiustandosi il cappellino con il nastro color del cielo.
“ Vieni cara, vieni con me, fidati, come quando ti insegnai a nuotare “.
E dopo aver raccolto la borsa della spiaggia, si avviarono verso l’ hotel. Certo il passo non era più quello di un tempo, ora narrava di una senilità condivisa, in un giorno di vacanza sulla riva del mare.

Mae anche il racconto di una tenerezza che solo il tempo sa ricamare con cura, giorno dopo giorno, nell’ arco di una vita insieme.
Domani, anche per loro, ci sarebbe stata una nuova alba, e poi ancora e ancora…
…a Dio piacendo … come usano dire i vecchi dalle mie parti.

©®Foto limian

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