‘Le parole mai dette’, di Violaine Berot, romanzo intenso dalla scrittura asciutta, essenziale

di Rita Cutugno

Autore: Violaine Berot

Titolo: “Le parole mai dette

Editore:Clichy
Non mi è facile scrivere questa recensione. È un libro sicuramente particolare, per contenuti e per stile di scrittura.

È scritto in terza persona e non ci sono dialoghi. È una scelta dell’Autrice, però a me non è risultata piacevole una lettura senza un dialogo.
I temi trattati sono molto interessanti: i rapporti con la famiglia, il disagio, la fatica di vivere e la presa di coscienza di se stessi.
È la storia di una strana famiglia, per molti versi atipica. Una madre che si disinteressa dei tanti figli che mette al mondo e una figlia primogenita che si occupa di tutti e di tutto. Un padre e una madre follemente innamorati e distaccati da tutto quello che non riguarda loro due.
La figlia primogenita, della quale non è rivelato il nome, cresce senza ricevere affetto dai genitori, eppure dedica la sua vita ai numerosi fratelli, alla cura della casa e della madre che vive in un mondo tutto suo.
Nutre dei sogni la ragazza, e spera di trovare un amore travolgente come quello che vede vivere ai suoi genitori.
Dopo molte esitazioni, un giorno abbandona la famiglia e va a vivere altrove, con Jean che la ama profondamente, ma lei sogna un altro tipo di amore e lo lascia.
Tom, un uomo sposato, le farà perdere la testa, ma soffrirà molto e tante cose succederanno, tra le quali il suo ritorno a casa, dove tutto è diverso da come l’aveva lasciato.
È una scrittura molto asciutta, secca, essenziale. La trama è drammatica, ma non è il mio genere. Un romanzo senza dialoghi non riesco a concepirlo.
C’è stata sicuramente immedesimazione nei confronti della protagonista e ho provato anche un qualche moto di tenerezza, ma non riesco a dire che è un bel romanzo.
Un romanzo “particolare”, probabilmente per lettori più raffinati di me, non saprei…
Leggetelo, la mia è soltanto una opinione personale.

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