Le signorine dello 04

DI GIOVANNI BOGANI

 

Liliana era la tua amica felice, serena. E miliardaria.

Viveva in una villa, in quella strada fra gli alberi, quella strada in cui Firenze sembrava diventata l’Austria, o la Svizzera. Ci sono ancora gli abeti, in quella strada, in cui la vita sembra tanto più bella, più verde, più fresca.

Liliana era alta, bella: aveva lunghe gambe e tanti capelli chiari, fulvi. Forse somigliava un po’ a Ingrid Bergman, da giovane. Aveva un corpo da scandinava, da americana, un grande seno. Era bella con naturalezza, con gioiosa consapevolezza. Sapeva di essere bella, e questo le dava fiducia. Ma quella fiducia la dava anche agli altri. Anche a te, credo, mamma. Che eri bella, ma non hai mai saputo di esserlo.

O forse, davvero, in quegli anni non hai avuto troppo il modo di sentirti bella. Ma avevi ventidue anni quando la guerra è finita, quando c’era una voglia di ballare che faceva luce, come scrive uno degli scrittori che amo. Avevi ventidue anni quando la gente tornava a vivere, andava al cinema, faceva l’amore.

Quando si vedevano “Casablanca” e “Via col vento”, in ritardo di anni, e di lì a poco ci sarebbe stato “Vacanze romane”, con Audrey Hepburn che impazziva di libertà guidando la Vespa di Gregory Peck all’impazzata per le strade di Roma.

Qualcuno si sarà innamorato di te, in ufficio o vedendoti tutti i giorni nell’autobus che andava in piazza Stazione. O nel caffè dove andavi a fare colazione. Eri un’impiegata carina e gentile, come le protagoniste del film “Le signorine dello 04”, le centraliniste di quel film di Gianni Franciolini, regista dimenticato, con Antonella Lualdi che rispondeva al telefono, come probabilmente in quegli anni facevi tu, negli uffici in piazza Stazione.

Ci sono foto di te che cammini in piazza del Duomo con il nonno, nonno/albero, dritto e legnoso. Se penso a chi ha vent’anni oggi, ai milioni di tutorial sul make up, a chi mette su Youtube i video della sua “routine di trucco”, ai milioni e milioni di selfie che inondano il web, a quell’ossessione di esibire, mostrarsi, instagrammare ogni attimo, ogni aperitivo, ogni piatto, ogni ballo; a questa ossessione di sedurre, di raccogliere consensi, piccoli clic di gradimento, piccole punture di desiderio altrui; se penso a una vita tutta tesa a suscitare il desiderio in platee di sconosciuti, se penso a ogni ragazza che nel suo piccolo vuole essere una Chiara Ferragni, e ogni giorno posta selfie con la bocca a cuore e il trucco perfetto, la luce dello smartphone in primo piano, e pensa a raccogliere decine, migliaia, intere Vie lattee di like, beh, penso che c’è davvero qualcosa di diverso da ciò che eri tu. Penso che davvero, da qualche parte, il mondo è un po’ cambiato.

   

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