‘L’inverno dei leoni’, imperdibile romanzo di Stefania Auci. Al centro la saga dei Florio

di Rita Cutugno

Autore: Stefania Auci

Titolo: “L’inverno dei Leoni”

Editore: NORD
Atteso seguito de “I leoni di Sicilia”, della bravissima Stefania Auci che, con questo romanzo, conferma, a mio avviso, le sue doti di scrittrice.

La trama: 
Il racconto si apre con la morte di Vincenzo, che aveva portato la famiglia a diventare molto potente e ricchissima, grazie alle sue abilità imprenditoriali e alla capacità di guardare lontano negli affari.
Due anni prima, il figlio Ignazio aveva sposato Giovanna d’Ondes Trigona, una nobile che aveva finalmente innalzato la famiglia nella scala sociale. Avranno quattro figli: Vincenzo, Ignazio junior, Giulia e, anni dopo la morte del piccolo Vincenzo, un altro maschio chiamato anch’egli Vincenzo.
Ignazio diventa l’erede di casa Florio e mostra da subito grande intuito negli affari e una certa spregiudicatezza nel creare alleanze che possano aiutarlo nella sua ascesa.
È carismatico Ignazio, si fa amare dai suoi dipendenti, conosce i nomi di ognuno di essi (e sono tantissimi) e va sempre incontro ai loro bisogni. Sa che un capo deve essere temuto sì, ma anche rispettato e benvoluto.
Ama Giovanna e la rispetta, ma vive nel rimpianto di un amore di gioventù, mentre la moglie lo amerà incondizionatamente e soffrirà nel sapere di non essere l’unico amore del marito. Ignazio si dedica anima e corpo agli affari e porta Casa Florio a livelli impensabili di prestigio, ricchezza e proprietà: banche, ferrovie, cantine, tonnare, saline, cantieri navali, aziende tessili, metallurgiche, miniere di zolfo, fino a diventare proprietario dell’intero arcipelago delle Egadi.
È una famiglia rispettata e famosa in Italia e all’estero.
Quando muore prematuramente Ignazio, gli succede il figlio Ignazziddu, appena ventenne, che purtroppo, non ha le capacità del padre. E’ giovane e inesperto, è poco incline al sacrificio e non vuole dedicarsi anima e corpo agli affari di Casa Florio. Troppe cose da risolvere, affari da controllare, dipendenti da gestire e problemi da affrontare.
Ignazziddu sposa Franca, ma la tradirà innumerevoli volte, ricoprendola di gioielli per farsi perdonare, ogni volta, e poi ricominciare con le sue avventure, i viaggi e un enorme spreco di denaro.
A poco a poco la situazione politica cambia, i Florio non hanno più l’appoggio di personaggi influenti al governo, le nuove leggi non favoriscono le loro imprese ma, soprattutto, Ignazziddu non è lungimirante, non ascolta i consigli di nessuno, fa investimenti azzardati e perdenti, non sa tenersi vicini i collaboratori fedeli e inasprisce gli animi degli operai, generando proteste e ribellioni.
Anche Vincenzo, il fratello molto più giovane, dimostra superficialità e attaccamento al lusso e al divertimento. Sarà ricordato per aver voluto la “Targa Florio”, una gara automobilistica per la quale spende moltissimi soldi. Annina, la giovane moglie di cui è innamorato, potrebbe salvarlo da una vita dissoluta ma, purtroppo, muore dopo pochi mesi dal matrimonio.
Franca soffre per la mancanza di amore del marito e per i lutti che colpiscono la sua famiglia. Impara a nascondere dolori e delusioni e diventa la regina dei salotti palermitani, viaggia moltissimo, conosce tutte le personalità più influenti dell’epoca, frequenta il casinò e perde ingenti somme al gioco.
È molto ammirata, è bellissima e carismatica, ma ignora i problemi economici che stanno facendo crollare l’impero dei Florio, un impero costruito dagli antenati con tenacia, immensa fatica e grandissimo impegno.
Franca e Ignazio avranno cinque figli, ma tre di essi moriranno: Giovannuzza, Baby Boy e Giacobina. Restano in vita Giulia e Igiea. Nessun erede maschio che possa portare avanti il nome dei Florio, perché Vincenzo non avrà figli.
Le donne hanno un ruolo fondamentale nel racconto. Sono forti, resilienti, veri capisaldi della famiglia. Vivono a testa alta e portano con orgoglio il nome dei Florio, anche quando non viene loro riconosciuta l’importanza che hanno.
È un grandissimo impero economico quello dei Florio, del quale non resterà nulla, se non il ricordo di una famiglia che aveva costruito qualcosa di immenso, aveva dato lavoro per anni a migliaia di famiglie, si era impegnata in opere di beneficenza, aveva fatto costruire ospedali e teatri, possedeva ville meravigliose ed aveva raggiunto la vetta più alta del potere.
Tutti vincono e tutti perdono in quella famiglia.
Tutti hanno tutto ma su ognuno di essi incombono sofferenze e grandi dolori.
Il commento: 
In Sicilia il mito dei Florio è ancora presente. Da Palermo a Favignana, Marsala, Trapani e altrove, le loro impronte sono ancora vive e ricordano una famiglia che era diventata importantissima e che aveva reso Palermo una città viva, centro di commerci e di incontri internazionali.
Credo che visitare i luoghi e le ville dei Florio sia un’esperienza magnifica e, per certi versi, commovente.
Ho letto questo libro d’un fiato, non riuscivo a staccarmene. Nelle prime cento pagine ci sono, secondo me, troppe frasi in dialetto siciliano che potrebbero infastidire chi non conosce quel linguaggio. Nelle pagine successive, le citazioni dialettali non sono molte.
L’Autrice scrive molto bene davvero, usa un linguaggio di grande impatto emotivo, descrive con maestria e coinvolge in ogni fase della narrazione. Le pagine sono fluide, scivolano velocemente e non c’è mai un momento di stanchezza o di un narrare superfluo.
Grande romanzo questo. Grande davvero.
Assieme a “I Leoni di Sicilia” è uno dei più bei libri che abbia letto negli ultimi anni. Sarà perché sono siciliana? Non so, ma non credo. È che si tratta davvero di due libri meravigliosi. Assolutamente da non perdere.
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