Maurice Utrillo, Rue Saint-Rustique

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Pur essendo figlio naturale della modella Suzanne Valadon – celebre modella dell’epoca che posa per vari artisti, non ultimo Renoir – la quale peraltro si rifiuterà per tutta la vita di rivelare il padre del piccolo Maurice, e già dedito all’alcool in tenera età – la nonna glielo somministra ogniqualvolta egli mostri segni di evidenti crisi epilettiche, e ciò gli vale il soprannome di Litrillo- Utrillo conduce un’esistenza indubbiamente tormentata, costellata di non pochi ricoveri ed altrettanti internamenti, ma incentrata sull’arte e sul proprio innato talento.

Una storia, la sua, che non gli consente una canonica formazione accademica, ma gli permette di sfruttare indubbie qualità al fine muovere i primi passi in un mondo , come quello dell’arte, non scevro da pregiudizi, e spesso legato a movimenti diretto ad incasellarne gli esponenti entro regole e ambienti predeterminati.

Utrillo resiste, dichiarandosi sostanzialmente indipendente; rifiuta, di fatto, qualunque specie di etichetta, e prosegue, secondo il proprio istinto, a realizzare suggestive vedute, spesso di Parigi.

Un modus operandi non tanto interessato alla variazione del soggetto – ragion per cui risulta, talvolta, in parte ripetitivo – eppure fondamentale nel comprendere quanto un oggetto fissato sulla tela riesca a sintetizzare ed esprimere sensazioni e sentimenti rievocativi di emozioni e ricordi.
Si tratta di uno dei motivi per cui Moulin de la Galette sotto la neve, del 1945 – dipinto che l’artista realizza dieci anni prima della sua scomparsa, che nonostante i numerosi problemi fisici e psichici, avverrà intorno ai settantadue anni – è di fatto l’ennesima versione di uno scorcio del celebre locale parigino, in cui l’artista si cimenta numerose volte nel corso della sua esistenza; il noto ritrovo, raffigurato anche da Renoir, perennemente popolato di avventori in cerca di fama e divertimento, doveva il suo nome ad un finto, grande mulino a vento, altamente scenografico, situato sulla sua sommità.

Utrillo lo proporrà in diverse versioni, sia in periodo estivo, che invernale, tra loro piuttosto differenti, tra cui quella simile ad un dipinto impressionista, che rimane una delle più significative.
Rue Saint-Rustique sotto la neve, presenta diverse assonanze con l’opera menzionata.

Analizzato dal professor Nicola Lupieri in relazione all’argomento del silenzio, gode della puntuale identificazione riassunta nella definizione secondo cui l’atmosfera ovattata, realmente dominante, rivela una tale, radicata solitudine ‘da permettere alla neve di parlare francese’.

Autentico elemento in grado di consentire la comprensione della spontanea portata del sentimento dell’artista, il quadro presenta aspetti molto più approfonditi di quanto potrebbe apparire ad un primo sguardo.
Semplice e schematico – Utrillo si sofferma con risoluta costanza nella resa dei dettagli – il dipinto pone l’osservatore in una ideale posizione di compresente partecipazione, in cui l’occhio dell’osservatore non è meno importante di quello dell’artista.

Spettatore e autore si pongono sullo stesso piano di condivisa manifestazione, le cui profonde, attutite sensazioni sbocciano nella pretesa di uno sguardo sentimentalmente partecipativo.
Impossibile estraniarsi, chiamarsi fuori: il contesto vive anche grazie, e a causa di chi lo sta ammirando, quest’ultimo improvvisamente pervaso da una personale, fredda rigidità, incapace tuttavia di risultare ostile.

Il paesaggio è quello proposto, lo scorcio è quello inquadrato; entrambi collegati alla greve assenza di passanti, o altre eventuali presenze, che finirebbero per distrarre l’auspicata, basilare attenzione, nella pacata inderogabilità di un conciso istante destinato a perpetuarsi nel tempo.

La produzione di Utrillo, cromaticamente variabile nel corso degli anni, passa da colori scuri e saturi ad altri chiari e luminosi, a seconda degli stati d’animo vissuti, ma resta comunque caratteristicamente intenso ed apprezzato il suo periodo, cosiddetto, bianco, considerato l’apice dell’artista francese, in cui dominano caffè e altri luoghi simili, spesso situati alla periferia di Parigi: gli stessi frequentati da lui e altri artisti, i quali, sovente alle prese con difficoltà economiche praticamente quotidiane, non esitavano a trovarvi un momentaneo, consolatorio rifugio, peraltro aiutato dalla possibilità di ottenere occasionali servizi a credito.

Utrillo ci regala immagini di consapevole tranquillità, alla speranzosa ricerca di una ragionevole serenità, e quand’anche non raggiunta o ottenuta, comunque latrici di belle immagini di fiducia e speranza…

Maurice Utrillo (1883-1955), Rue Saint-Rustique, Montmartre, sous neige, 1944, olio su tela

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