‘ninna ho’: la tecnologia al servizio delle antiche ruote degli esposti

DI MARINA AGOSTINACCHIO

Ricordate la ruota degli esposti?
Si trattava di una bussola girevole di forma cilindrica, solitamente in legno, divisa in due parti: una posizionata verso l’esterno e una verso l’interno. C’era uno sportello dove si poteva deporre gli esposti, cioè i neonati non voluti o abbandonati e questo senza essere visti dall’interno.

La ruota girando andava a combaciare con un’apertura all’interno, dove lo sportello veniva aperto cosicché si potevano assicurare al neonato le prime cure necessarie per vivere.

Molte volte vicino alla ruota si trovava una campanella, per avvertire chi era al di là del congegno di raccogliere il neonato, esisteva poi anche una feritoia nel muro, somigliante a una buca delle lettere, in cui depositare le offerte per sostenere chi si prendeva cura dei piccoli abbandonati.

In caso di ripensamento da parte di chi aveva abbandonato il bambino, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota assieme al neonato monili, documenti o altri segni distintivi, testimonianza dell’appartenenza del piccolo alla madre.

Ancora oggi esistono casi di abbandono di neonati ed è per questo che esiste un progetto nazionale volto alla tutela del bambino quando viene abbandonato appena dopo la nascita. Si chiama ‘ninna ho’.
Appena ho letto di questa iniziativa che, a dire il vero, esiste da dieci anni, ho pensato a quante donne potrebbero giovarsene, ancorché non ne sappiano ancora nulla.

Apprendo che circa un bambino su mille, in Italia, non viene riconosciuto dopo il parto. A non riconoscere il proprio bambino sono per il 37,5 per cento donne italiane e nel 48,2 per cento dei casi hanno un’età compresa tra i 18 e i 30 anni.
Esistono forme di tutela legali che proteggono le donne che sono in attesa di un bimbo e che sono in difficoltà come i nascituri.

Ma vediamo nello specifico la legislazione italiana in merito alla difesa alla protezione alla difesa di situazioni di disagio dalla gravidanza al parto.
Leggo così
“In Italia esistono numerose leggi che tutelano la madre e il neonato, intesi come persone distinte, ognuno con specifici diritti.

In ospedale ogni donna ha il diritto di esprimere la sua volontà di non riconoscere il neonato alla nascita ed ha diritto alla riservatezza sulla propria identità. La futura madre deve essere informata sui suoi diritti e sulle sue possibilità.

Il neonato è riconosciuto dalla nostra legge come “persona” cui è attribuita la capacità giuridica, cioè la titolarità di diritti, anzitutto come ad ogni essere umano i diritti inviolabili della persona, il diritto al nome, alla cittadinanza, alla educazione e alla crescita in una famiglia, anche diversa da quella di origine”.

La madre ha il diritto a riconoscere o meno il neonato come figlio, ha il diritto alla segretezza del parto, e a ricevere informazioni accurate e complete. Dpr 396/2000 : ordinamento dello stato civile.

L’articolo 30 comma 2° del d.p.r. 3 novembre 2000, “contiene il Regolamento per la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile, il quale stabilisce che il medico o l’ostetrica o altra persona che ha assistito al parto devono fare la dichiarazione di nascita all’ufficiale dello stato civile o al direttore sanitario dell’ospedale “rispettando l’eventuale volontà della madre di non essere nominata”.

Per quanto attiene poi ai diritti del bambino, ecco venire in soccorso le leggi della Costituzione della Repubblica italiana 2-3-22-30-31; le leggi del codice civile articoli 1-6 e gli articoli 250e 254.
“chi nasce è riconosciuto dalla nostra legge come “persona”, cui è attribuita la capacità giuridica, cioè la titolarità di diritti, anzitutto come ad ogni essere umano i diritti inviolabili della persona, il diritto all’identificazione, al nome, alla cittadinanza, alla certezza di uno status di filiazione, alla educazione e alla crescita in famiglia”.

A questo punto il progetto ‘ninna ho’ ha il compito di diffondere la Normativa italiana (DPR 396/2000) che dà la possibilità alle future mamme italiane o straniere con gravi disagi economici e psicologici di poter partorire in anonimato e sicurezza, in un contesto di tutela di garanzia di attenzione da parte di medici, assistenti, strutture sanitarie ospedaliere pubbliche per la salute di entrambi: mamma e bambino.

Una vera rivoluzione se pensiamo a quanta difficoltà di percorso sul piano dei diritti questo progetto che prende piede anche nella mia città, oltre ad altre come Firenze; Milano; Napoli; Parma; Roma; Varese…

Per facilitare le donne che, per angosciose ragioni, devono decidere di separarsi dal proprio bambino, ecco l’installazione di culle termiche disposte nello spazio di alcuni ospedali, uno spazio appartato e accessibile da raggiungere.

Le culle sono il simbolo di aiuto e offrono una prospettiva di speranza in quanto permettono in molti casi di non arrivare all’ abbandono dei neonati per strada o nei cassonetti.
Sappiamo infatti come negli ultimi decenni giornali e televisione abbiano messo in luce casi di ritrovamento di neonati abbandonati come piccoli pacchi postali.

Ma perché accade tutto questo… spesso si tratta di situazioni di grande difficoltà economica di donne sole, costrette a portare sulle proprie spalle il peso di un bimbo non voluto o di donne impossibilitate a mantenere il nascituro.

Non sempre si tratta però di persone che vivono in contesti di povertà; succede anche che siano proprio le famiglie di origine che vivano la situazione “anomala” di una figlia come una vergogna o come un atto di offesa sociale, di discredito e di scandalo al buon nome della famiglia stessa.

La finalità di ‘Ninna ho’ é pertanto quella “di informare che la legge italiana aiuta tutte le donne in difficoltà che aspettano un bambino dando il diritto di partorire in ospedale in modo gratuito e anonimo, senza riconoscere il neonato e di tutelare i neonati a rischio di abbandono e infanticidio”.

‘ Ninna ho’ ha 10 anni di vita. Il primo progetto nazionale contro l’abbandono dei bambini appena nati nasce nel 2008 da un’idea dalla Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus e del Network KPMG in Italia. Esso gode del patrocinio del Ministero della Salute, della Società Italiana di Neonatologia (SIN) e della Società Italiana di Pediatria (SIP).

Ma cos’è la Fondazione Francesca Rava? nasce nel 2000, per volontà della sua presidente, ad opera di Mariavittoria Rava, sorella di Francesca, morta a 26 anni in un incidente stradale.
Dice Mariavittoria “Francesca era minuta ma capace di sprigionare un fortissimo coraggio nell’aiutare gli altri. Lo faceva in silenzio, con profonda umiltà.

Dedicava le sue poche vacanze ad accompagnare i disabili a Lourdes” .
Di Francesca, Mariavittoria è testimone di un desiderio e un forte impegno: aiutare in concreto, con N.P.H. — Nuestros Pequeños Hermanos (I nostri piccoli fratelli), organizzazione umanitaria internazionale per l’infanzia, che la Fondazione rappresenta in Italia, bambini dalla vita difficile, in Italia e nel mondo.

Molto si è fatto dal 2008 ad oggi a livello di sensibilizzazione sul diritto al parto in anonimato, sulla creazione di una percezione dell’ospedale come “luogo amico” delle donne.

A tal proposito ricca la distribuzione di materiale informativo indirizzato al pubblico che alle madri potenzialmente in difficoltà (consultori, ospedali, Asl, farmacie etc.); inoltre è stato fatto molto anche per mezzo di convegni e congressi delle più importanti Società Scientifiche Italiane, da sempre sostenitrici del progetto.

Nel giro di 10 anni, sono stati distribuiti 1 milione tra volantini in 6 lingue diverse (italiano, inglese, francese, spagnolo, russo, cinese) e pieghevoli sui diritti dei bambini.
Sono state realizzate Campagne di sensibilizzazione sui mezzi pubblici, spot-radio e free-press e in 30 Centri commerciali di diverse città d’Italia, grazie anche l’ausilio di Clear Channel (agenzie di consulenza pubblicitaria).

“Le culle ‘ninna ho’ sono state donate al Policlinico Federico II di Napoli, all’Ospedale del Ponte di Varese, all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, all’Azienda Ospedaliera di Padova e all’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze.

Mentre, la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e il Policlinico Casilino di Roma, aderiscono al Network degli ospedali ‘ninna ho’ per Campagna Informativa, in quanto già dotati della propria culla termica”.

Penso che la vita vada celebrata sempre. E oggi, 26 dicembre, ‘ninna ho’ mi appare come una cometa ad illuminare il difficile cammino di tutte noi donne

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