Pala di Santa Maria dei Fossi del Pintoricchio, meditazione sul destino della chiesa

DI VANNI CAPOCCIA

 

La grande Pala di Santa Maria dei Fossi del Pintoricchio alla Galleria Nazionale dell’Umbria è integra tranne nella predella centrale che ragionevolmente poteva essere un battesimo di Cristo.

La struttura lignea, forse disegnata dal Pintoricchio, è opera di un maestro legnaiolo lombardo.

Tutta la pala a partire dal passaggio della Croce dal Precursore san Giovannino al Redentore a dall’iscrizione sul fregio che invita a meditare sulla redenzione e a esserne degni è una riflessione sul destino della Chiesa e sui limiti umani di fronte al sacrificio di Gesù: dal corpo di Cristo in alto, all’Annunciazione, alla tavola centrale con la Madonna e il Bambino con in mano un melograno simbolo della passione che vivrà e la Croce che gli ha passato San Giovannino.

Così come alla sua passione ci rimandano il magnifico color melograno del vestito della Madonna e la noce ai suoi piedi: il mallo verde è tenero come la carne, il guscio di legno come la croce, l’interno puro.

Ai lati due Dottori della Chiesa che si conobbero. A destra san Girolamo vestito da Cardinale porta in mano una chiesa, mentre nella predella si percuote di fronte al Crocefisso.

A sinistra sant’Agostino, uno dei grandi geni dell’umanità, con una mela in mano medita sul senso del peccato.

Nella predella il racconto di quando, mentre passeggiava e rifletteva sul mistero di Dio e della Santissima Trinità, incontrò un bambino intento a versare con un cucchiaio l’acqua del mare in una buca scavata nella sabbia. “Bambino, cosa fai?”.

Il piccolo: “Voglio versare il mare in questa piccola buca!”. E sant’Agostino: “Ma come puoi pensare di farlo? E Il bambino: “E tu, così limitato, come puoi pensare di comprendere tutto di Dio”.

In questa pala d’altare tra le opere più significative di Bernardino di Betto non c’è un collegamento tra le varie figurazioni ognuna delle quali sta a sé, a svolgere queste funzione sono le precise prescrizioni teologiche impartitegli dai religiosi.

Dove invece Pintoricchio è riuscito a sfoggiare la sua arte minatoria e a sfogare la sua creatività è nella natura morta dietro l’Annunciata, nel paesaggio con locanda alle spalle della Madonna, nei raffinati tessuti nel fondo di Cristo e dei due Dottori, nelle vesti e oreficerie preziose, soprattutto con la giocosa invenzione con la quale ha inserito figure fantastiche nelle grottesche per le volute ai lati del Cristo e nello sfarzoso trono della Vergine all’apice del quale due pavoni stilizzati, due riccioli di pittura a simbolo della Resurrezione.

 

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità