Penne incrociate, tua per sempre: la poesia che nasce nel laboratorio di Dio

DI GIOVANNI DE LUCIA

E LUCIANA IBI

 

Come nasce penne incrociate?

“incrocio di penne” o meglio “penne incrociate” è un esperienza nuova tra anime affini.

La poesia diventa un luogo intimo, dove si riesce a percepire i battiti del cuore, i respiri di coloro che incrociando le penne, condividono pensieri propri e li fondono in un una unica opera.

Scrittori, poeti, uomini e donne, che possono non conoscersi fisicamente e che forse non si incontreranno mai, ma che diventano coesi nelle stanze della poesia.

Molti di noi hanno letto pensieri di amici virtuali dandone una interpretazione spesso veloce se non addirittura superficiale:” bella questa poesia, mi ha colpito, è intensa…e giù like, cuoricini emoticons”.

In penne incrociate la poesia viene respirata con i polmoni dell’autore, se la commozione è vera, la lacrima ha la stessa salinità di quella dell’autore. Si instaura un processo forse alchemico di partecipazione affettiva.

Io incrocio la mia penna con te, senza scudi o corazze, non esistono pregiudizi. Io liberamente incrocio la mia penna con te, perché ti percepisco, e creo un rapporto di solida empatia. Un vero incontro di anime.

Diamo il via a questa rubrica poetica, ed iniziamo questo progetto ideato e realizzato da: Giovanni de Lucia e Anna Lisa Minutillo, un’esclusiva di scrigno di Pandora.

Buon viaggio intimista ed empatico a tutti i nostri lettori!

 

 

Ho camminato per strade impervie, negli alvei di torrenti asciutti, ho lasciato le mie orme in cuori d’argilla. Ho asciugato il pianto attraversando campi di lavanda, ma solo su questa falesia dinanzi alle carezze bianche di questo mare, ho conosciuto dio.
Dio tra la linea dell’orizzonte, che unisce il cielo al mare, nasce ogni giorno rosso di fuoco, rotondo e liscio come un cedro di diamante.
Dio avvizzisce la pelle dell’anima, spogliando il seme della fede.
Ma la sera su quella falesia, mi mostra il perdono, trasformando il mare in una distesa di melagrane, dove io cerco di udire il canto della tua poesia, immaginandoti come l’ultima carezza per la mia anima

Nel sussurro velato della notte ho udito la fatica di un respiro
Vieni , oltrepassa il cerchio dei falò accesi.
La pallida Luna è un sospeso riflesso di Sole che marca il territorio di eriche in fiore.
Muschio e licheni rivestono levigate rocce e, le felci seguono la danza del vento.
Le nubi corrono alte senza tormento.
La mia anima vive libera, protetta dal recinto.
Un filo di gelo disegna sul corpo il passaggio di albe e tramonti, di solitarie notti.
Solo il marchio di fuoco è il ruggito dei giorni trascorsi.

Vieni, riposa qui, oltre la ripida falesia che ti sostiene.
Guarderemo stupiti quel Dio, dipingere nel perdono, il mare al tramonto con aspri acini di melograno maturo.
Sarà nostro l’incontro lento del fuoco sull’acqua e, l’incendio dell’aria che tutto avvolge, in un unico momento di perfezione per l’anima.

E…poi, quando nel notturno silenzio tu riattraverserai nuovamente il cerchio, in un canto di Sirene, vorticando nel vento, la poesia ti seguirà e sarà tua. Per sempre.

ANTONIO CAPOVILLA

A completare la rubrica di oggi si aggiunge l’opera artistica del maestro Antonio Capovilla che trasforma in arte le parole, custodendole in questo meraviglioso abbraccio.

Quando ad incrociarsi non sono solo le penne, ma,  le poesie diventano arte…

©® Copyright scultura di Antonio Capovilla Titolo:”L’abbraccio” scultura in terracotta, colori acrilici e inserti in foglia d’oro, Dimensioni: h cm. 60

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