Piccola Dolly

DI ELISABETTA DE MICHELE

 

Marika era stufa. Tutti i giorni la stessa routine: scuola-doposcuola-compiti-letto. La sua occupazione principale ormai era sbuffare. Quella notte non riusciva a dormire, così, complice l’abat-jour che lasciava sempre accesa per paura del buio, si mise a osservare bene la sua stanza, in modo particolare gli oggetti sulle mensole della scrivania di fronte al letto. Quante cose! era così abituata ad averle che non le guardava più e di alcune si era persino dimenticata dell’esistenza; tra queste, in un angolino, c’era una bellissima bambola, dolce e ricciolina. Marika la guardava intensamente, colpita dalla sua bellezza e incredula di essersene dimenticata; talmente la fissò da imbambolarsi.

Quando si riprese le sembrò che tutto sulla mensola si muovesse. In effetti gli oggetti avevano preso vita e in un attimo tutta la stanza era piena di figure improbabili in continuo viavai. Marika si tirò su seduta, con il lenzuolo che la copriva solo dal ginocchio in giù, e osservò la scena; improvvisamente si formò una lunga fila davanti a qualcuno che distribuiva qualcosa. Siccome da lì dov’era non riusciva a capire chi distribuiva cosa, la bambina si alzò dal letto e andò a vedere.

Si mise in fila; pur essendo più alta di tutti i giocattoli e soprammobili, non riusciva a scorgere nulla, perché evidentemente chi c’era al di là della fila era molto più basso degli altri. Finalmente finì il turno del falco di peluche che aveva davanti e si ritrovò faccia a faccia con quella bellissima bambola della mensola; aveva dei biglietti in mano, ed era ancora più bella perché animata.

Appariva un po’ diversa da quando era lassù: ora sfoggiava infatti un codino e due lunghe orecchie bianche da coniglio.
“Ecco il tuo accesso”, le disse improvvisamente porgendole un ticket completamente bianco
“Accesso per cosa”? le chiese Marika
“Per il tran tran quotidiano”
“Se non lo prendessi non potrei accedervi?” le chiese la bambina incredula e contenta insieme
“Marika, ma tu devi accedervi, è la tua vita”
“Come sai il mio nome?”
“Oh tutti noi lo sappiamo qui; facciamo parte proprio del tuo tran tran.

Anche tu conosci il mio nome, così come quello degli altri; ce l’hai dato tu stessa tempo fa, solo che te ne sei dimenticata”
“Potresti ricordarmelo?”
“Mi chiamo Piccola Dolly, Piccola di nome e Dolly di cognome”
In quel momento partì una musica molto coinvolgente, e tutti i presenti iniziarono a sorridere e danzare
“Che succede qui?”, domandò Marika alla sua bambola ritrovata
“Festeggiamo il tran tran quotidiano”
“E perché mai lo festeggiate? Io lo detesto”
“Per quale motivo?”
“Mi annoio… sempre le stesse cose… forse per te non è così”
“Lo è, ma non lo è. Se ci pensi bene le cose non sono mai uguali. In un giorno cambia tutto: un sorriso in più o in meno, tuo o di chi incontri; un argomento nuovo imparato a scuola o grazie a qualche libro letto; un brufolino in più o in meno sul tuo viso; un vicino di casa che arriva e uno che se ne va… senza contare dentro di noi quanti cambiamenti continui: nuove energie, nuovi pensieri, differenti idee, comprensioni nuove… C’è molto da festeggiare!”

Detto questo Piccola Dolly si mise a ballare battendo a tempo le sue lunghe orecchie bianche
“Perché indossi quelle orecchie e quella coda finti da coniglio?”
“Fa parte dei festeggiamenti; ho scelto lo stesso simbolo pasquale della resurrezione, il coniglio, perché ogni giorno rinasciamo differenti dal giorno precedente, dentro e fuori; ogni giorno è un’occasione per crescere, in tutti i sensi”
Marika sorrise.

Si sentiva grande in quel momento, perché aveva imparato una lezione importante. Si lanciò nella mischia e iniziò a ballare con Piccola Dolly. Mentre volteggiava fissava i piedini della sua amica ritrovata e si sentì nuovamente imbambolata; sapeva cosa stava succedendo: così come il sogno era arrivato, stava per andarsene, ma non era triste per questo, anzi…
La sveglia trillò; Marika si tirò su dal letto, prese Piccola Dolly dalla mensola e se la mise nello zaino. Un altro giorno era iniziato, un altro tran tran quotidiano da affrontare, una nuova occasione di crescita. Si guardò allo specchio e immaginò di infilarsi un paio di grandi e soffici orecchie da coniglio. Poi corse fuori… non c’era tempo da perdere: c’era da festeggiare!

 

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