È vero che ogni epoca ha i suoi conflitti e le sue contraddizioni ma la sensazione di star vivendo un tempo estremo a volte mi sgomenta.
I secoli della modernità, da mezzo millennio a questa parte, avevano un rifugio concretizzato in un compito: la speranza che il futuro fosse migliore del passato era lì, a portata di mano. Ora è diverso: viviamo in una bolla claustrofobica che chiude gli spazi temporali e occlude sia il passato sia il futuro.
Occorre sopravvivere: questo conta davvero. L’esistenza umana ridotta a puro istinto biologico. Che cosa farcene di questa vita, peraltro all’ombra dell’apocalisse ambientale, energetica o nucleare, non importa. Non deve importare!
Spingere contro la gabbia del tempo non serve a nulla se non a prolungare un’attesa che, per i più avveduti, diviene sempre più vana.
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