Radio Story: Il fenomeno della radiofonia libera italiana ha origini lontane (risalgono alla fine degli anni ’50)

di Enzo Mauri (speaker radiofonico)

Radio Story: Il fenomeno della radiofonia libera italiana ha origini lontane (risalgono alla fine degli anni ’50)

Il fenomeno della radiofonia libera italiana ha origini lontane, che risalgono addirittura alla fine degli anni ’50. All’epoca come risposta ai monopoli statali che non tolleravano strutture alternative alle emittenti governative, un manipolo di temerari decise di sfidare la legge con stazioni nella fattispecie definite offshore.

Le radio indipendenti irradiavano il loro segnale da vecchie imbarcazioni in disuso, ancorate in acque internazionali e quindi fuori dalla giurisdizione dei rispettivi governi. Il fatto che le emittenti trasmettessero su delle navi procurò loro la definizione di pirata. Il fenomeno, che interessò soprattutto l’Europa del nord, nacque non tanto con connotazioni politiche quanto per diversificare l’offerta musicale, unita a quella commerciale.

Nell’epoca in cui la tv in Europa muoveva i primi passi, la radio rappresentava il mezzo di comunicazione di massa più diffuso fra la popolazione di ogni età ma in particolare dei giovani, allora numerosissimi, mossi da un profondo sentimento di rivalsa dopo gli anni bui della guerra. Le emittenti statali dalla programmazione goffa e numero di ore dedicate all’intrattenimento musicale limitate, avevano evidenti difficoltà a intercettare i gusti del pubblico giovanile sempre più rivolto a un prodotto alternativo.

A quei tempi la BBC britannica, per un preciso accordo fra la Phonographic Performance Limited (società che tuttora si occupa della ge-stione collettiva dei diritti d’autore nelle registrazioni sonore) e il sindacato dei musicisti, non poteva trasmettere più di ventotto ore settimanali di brani riprodotti da dischi. Inoltre l’unica musica ammessa apparteneva alle principali etichette discografiche come Decca, Philips ed Emi, lasciando fuori tutte le indipendenti con i relativi artisti.

In una simile situazione le emittenti pirata trovarono terreno fertile per diffondersi, divenendo una ghiotta opportunità soprattutto per i marchi esteri, americani in particolare, che non trovavano spazio in Europa a causa delle politiche protezionistiche dei vari governi

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