Riapertura scuole: in classe di mia figlia sono solo in quattro. In altre aule i banchi sono vuoti

di Annalisa Pannarale

Mia figlia è all’ultimo anno del liceo e oggi  è finalmente tornata a scuola.
Sono in quattro, sono solo in quattro, ma in tante altre aule i banchi sono completamente vuoti. Mi sento persino fortunata, avverto un imbarazzante senso di gratitudine verso quei tre ragazzi e le loro famiglie che hanno scelto bene, e che con la loro presenza permetteranno a mia figlia di poter vivere tra i banchi gli ultimi due mesi del suo percorso scolastico, quello che fai una volta sola nella vita, quello che non torna più e che porterai con te.
Anche altri ragazzi avrebbero desiderato tornare a scuola, ma sono rimasti confinati a casa perché in aula non avrebbero trovato nessun compagno di classe.

Tutto questo succede in Puglia, dove a colpi di ordinanze regionali la scuola non significa più niente.
Certo, c’è la consapevolezza che nulla sia stato fatto per un rientro in piena sicurezza, c’è la questione trasporti, lasciata immutata in tutta la sua inefficienza. Ma ormai c’è anche altro, sedimentato nel corso di mesi di approssimazione al governo e facile propaganda. “Non so se me la sento di tornare”, “in fondo manca solo un mese”, “non ho voglia di rovinarmi la media”, “i docenti ci sottoporranno a raffiche di interrogazioni e compiti scritti”, ora c’è anche questo nella scelta di tanti studenti di restare a casa.
La postazione comoda e rassicurante dietro lo schermo nella propria camera ha inghiottito tutto: il desiderio del guardarsi negli occhi, la memoria degli odori, la bellezza del domandare insieme, la paura e la sfida dell’interrogazione, la caduta che ti fa rialzare più combattiva, il primo amore nell’aula accanto, la soddisfazione dopo lo studio matto. Tutto anestetizzato.
Questa è la pessima scuola a richiesta individuale di Michele Emiliano, un deserto di senso, un sistema svuotato di ogni responsabilità, se non quella dolosamente scaricata su genitori impauriti e iperprotettivi. L’unica politica scolastica egregiamente attuata dal presidente della Regione in questi mesi è stata la campagna del terrore: la scuola come veicolo esclusivo di contagio e la DAD come diritto sacrosanto per quei genitori che hanno a cuore la salute dei propri figli (e gli altri?) e che devono poter scegliere di tenerli a casa. Così si è fatto strada il deserto nelle scuole pugliesi, e troppi docenti, non tutti, ne sono stati spettatori passivi.
Sarà difficilissimo ricostruire, riappassionare, ridare senso e autorevolezza alla scuola. Ci vorrà rabbia, intelligenza, amore, coraggio. Ci vorranno famiglie che lascino camminare da soli i figli. Ci vorranno voci critiche e mobilitazione.
E ci vorrà tanta buona memoria, per non dimenticare mai i responsabili di questo disastro culturale.

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