Ritornare e scoprire che è stato come non essere mai andati via

DI ROBERTO BUSEMBAI

 

Dicono che ritornare nei posti persi e dimenticati, sia come morire, io invece penso che riassaporare i luoghi dove mi hanno conosciuto giovane e bambino, sia una maniera per gridare ancora la vita.

Certo tutto è diverso e cambiato, qualcosa forse deteriorato, altre cose inesistenti, ma quell’attimo che ti rapisce è come viverlo al momento, uguale, e di quel tempo ti ritrovi con la mente matura di adesso a scorrere quei giorni da ragazzino, in cui, il sole e il vento erano i soli cambiamenti di umore, e l’amore l’unico vero dolore.

E allora quel bar che ha cambiato ormai già tanti nomi e tante ristrutturazioni, lo senti quello di allora, e vedo quel ragazzino che attraversa l’ingresso, quasi titubante ma deciso, sa che è un semplice passatempo, ma quelle tazzine dietro il banco le dovrà lavare, non era sfruttamento di minori, era soltanto imparare a capire quanto difficile sia la vita per il suo mantenimento.

Capire già da allora che solo con il serio e naturale lavoro si può ottenere una stimata considerazione e civile vivere in comune.

E poi sento ancora quel brusio di voci, scambio di cordiali saluti mattutini, un caffè, brioche e sigaretta erano il convenevole naturale d’inizio giornaliero, e rivivo della mia timidezza a un semplice apprezzamento  o cordiale saluto, e sento pure il rossore sulle guance di quella ragazzina che per vedermi, di “spuma” faceva indigestione.

Dove adesso c’è quel piccolo negozio di oggetti turistici che vende calamite, con disegnate la piazza o il monumento più famoso del paese, sì proprio in quel piccolo angusto negozio, mi vedo ragazzino che aiutava una giovane signora che faceva la parrucchiera.

Ed eccomi ancora a lavare le teste e stare attento ai “caschi” che non fossero troppo bollenti o avessero terminato il tempo, ed ecco che sento il chiacchiericcio di signore, giovani e anziane, di amori persi, di quello e di quell’altro visto e conosciuto o di cui si è sentito parlare, e delle loro amiche che poi dai discorsi non pareva poi fossero tali.

Ma il cuore trema e la lacrima rapisce l’occhio su quel muretto vicino al parco, e mi vedo a fumare in segreto con la mia amica che allora era più grande di me di solo un anno, e un anno di differenza a quel tempo era tanto, e poi quel furtivo bacio dietro il platano ombreggiante, lei impaurita più di me e …dopo come se non fosse poi successo niente, lei inseguiva il pallone gettato casualmente dagli amici e io che cercavo di non avere sul viso quel rossore che mi avrebbe tradito…

Dicono che tornare, fisicamente, alle origini del proprio passato, sia come cedere alla morte, io invece credo che sia donare a questi giorni ormai diversi e stanchi, un tocco di sapore lieto sapendo coscienziosamente e felicemente di averli vissuti e avere ancora la fortuna di ricordarli, e solo così si può andare avanti tenendo fermo, accanto a noi, il nostro passato.

©® Copyright foto di Roberto Busembai

 

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