Rituali, ovvero: quando un disco ti migliora la vita

DI CARLO MINGIARDI

Accendo lo stereo, tolgo il disco dalla sua custodia e lo appoggio con garbo sul piatto, sollevo il braccetto e lo accompagno delicatamente sul vinile… Sssccrrsssssssssss.

Ascolto il fruscio iniziale, verso un goccio di Johnny Walker nel bicchiere, mi arrotolo una sigaretta con il mio tabacco preferito e la accendo, mi tolgo le scarpe e mi siedo sul divano e inizio ad ascoltare le prime note del brano.

Mi lascio andare e cerco di entrare in quella musica, cerco di riconoscere il pianoforte di accompagnamento, basso e batteria che portano il tempo, la chitarra che suona da solista indiscusso, l’assolo del sax è travolgente, la meravigliosa voce del cantante.

Quanta musica ho ascoltato in vita mia.
E’ sempre stata presente nella mia vita e in questa ultima fase del cammino ancora di più, l’ho sempre considerata un rifugio sicuro e accogliente, la consolazione di tanti periodi difficili, la faccio con passione perché suono la batteria con la mia band, insomma una compagna fedele che non mi ha mai abbandonato.

Ultimamente ho notato che vado alla ricerca soprattutto delle ballad, pezzi intensi carici di pathos preferibilmente di radice blues.
Il blues il padre di tutta la musica, me lo hanno fatto amare i miei compagni di musica, loro lo suonavano da giovani e adesso lo facciamo insieme, che bella cosa.

Le ultime note, finisce il brano la chitarra fa l’ultimo assolo e duetta con il sax, sembra quasi che stiano parlando per quanto sono piene di significato quelle note.

Appoggio il bicchiere vuoto per terra, spengo la cicca, tolgo il vinile dal piatto e lo ripongo con cura nella custodia, do uno sguardo allo scritto nel retrocopertina e poi lo lascio sul tavolo, più tardi me lo voglio risentire.

Immagine tratta dal web

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