SCUOLA. SE LA VIVI CON PASSIONE LA AMI PER SEMPRE

DI CHIARA FARIGU

È il quarto anno che non sento suonare la campanella.

È il quarto anno che non ricevo ma faccio gli auguri di buon anno scolastico.
È il quarto anno che mi accingo a vivere da pensionata.
Felicemente beatamente meritatamente.
La scuola però farà sempre parte di me. Andavo a scuola non al lavoro, come dicono gli insegnanti, lì mi sentivo vera, viva, in perfetta sintonia con me stessa e con gli altri.
Coi bambini non puoi barare. Loro ti scrutano l’anima, sono giudici esigenti ma quando decidono di fidarsi si donano completamente. Un rapporto simbiotico unico che solo l’insegnamento fa vivere nella sua interezza. Chi è stata maestra lo rimane per sempre. Nei modi nello spirito ma soprattutto nel cuore.
Non sono mancati i problemi, ovvio. Né i periodi di stanca. E neppure la rabbia per l’ingiustizia subita dalla riforma fornero (volutamente in minuscolo).  Ma non è questo che oggi conta.
Della scuola è più quello che mi manca di quello che non mi manca affatto.
Mi manca la tenerezza dei miei piccoli alunni, la loro l’ingenuità le loro curiosità. Mi mancano i loro abbracci, il loro vociare, persino i capricci. Mi manca la loro sete di conoscenza. Il voler apprendere nuove storie nuovi vocaboli nuovi giochi. Mi manca il loro mondo. Quello che percepiscono coi loro occhi.
Mi mancano gli odori della scuola. Quelli che ho respirato prima da alunna poi da insegnante. Un aroma inconfondibile fatto di pennarelli matite tempere colla carta gessetti colorati. Di libri. Di merendine nei cestini, grembiulini freschi di bucato. Di bambini che sanno di latte caldo, di talco. Che sanno di buono.
Mi mancano loro, le mie colleghe. Con le quali ho condiviso tutto: programmi progetti ed esperienze di vita. Siamo state amiche non semplici colleghe. E questo ha reso speciale il nostro ‘andare a scuola’.
Non mi mancano invece i moduli da compilare, i dati sensibili da custodire, la parte burocratica da aggiornare.
Non mi mancano le lunghe estenuanti e inutili riunioni extrascolastiche, i collegi docenti, i consigli d’istituto dove i bla bla bla superavano di gran lunga proposte e cambiamenti. Non mi manca il chiasso della mensa scolastica né le pretese a volte assurde di taluni genitori pronti a difendere l’indifendibile e a pretendere persino la luna.
Non mi mancano e comprendo le ansie dei cosiddetti ‘insegnanti fragili’ che s’apprestano a tornare in classe. Non sarà semplice né agevole tutelare la loro salute e garantire la loro presenza considerato che circa il 53% dei docenti della scuola primaria e oltre il 56% delle superiori sono over 55enni e quindi per definizione a rischio contagio.
Che l’Italia abbia la classe docente più vecchia e meno remunerata d’Europa non è certo una novità dell’ultima ora. Quanto una situazione che si trascina vergognosamente da decenni e che oggi, ancora in situazione di pandemia, è più che mai evidente e preoccupante.
Non mi mancano i soliti annosi problemi che puntualmente a inizio di ogni anno si ripresentano. Carenza di spazi, di materiali didattici e, dulcis in fundo, di insegnanti di ruolo e ancor più di sostegno per gli alunni con disabilità.
A mancarmi è la parte migliore. Il ricordo indelebile di quella passione. Che poi era amore, condivisione, vita. La scuola, se la vivi con passione ti rimane appiccicata come una seconda pelle.
Per sempre

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche