Silenzio! Per favore!

DI ANNA LISA MINUTILLO

Circondati da rumori, da troppe parole, da ritmi impazziti di pubblicità , dalla movida che occupa le strade delle città in cui viviamo. Ma non solo, se vogliamo rilassarci dopo giornate frenetiche davanti alla tv diventiamo spettatori di diatribe senza fine, una gara in cui chi urla di più pare uscirne vincitore a dispetto del non ascolto, di conclusioni non ragionate, di discorsi sconclusionati, altro che rispettosi contraddittori.

Rumore ovunque quindi dal traffico cittadino alle mura domestiche una carrellata di martellamenti di cui faremmo volentieri a meno.

Così, avviluppati in questi valzer dalle note discordanti, cerchiamo il silenzio, quello magico che ci concilia con noi stessi e con il resto del mondo.

Una ricerca che diventa bisogno e che ognuno ritrova in un luogo differente, purché rigenerante. Per qualcuno quel luogo può essere rappresentato da una spiaggia dove a parlare è solo il mare attraverso melodie inaspettate che diventano culla per i pensieri.

Per altri una passeggiata tra i boschi, dove attraversando sentieri profumati di resina e legno si può trovare quell’equilibrio perduto.

Altri ancora beneficeranno del tanto agognato silenzio camminando tra i campi che offrono scenari di colori che mutano con il mutare delle stagioni.

Sì perché vivere circondati da troppo rumore non fa bene alla salute fisica e neanche a quella mentale. Il silenzio che spesso manca nella quotidianità, quello che viene disturbato dal traffico urlante, oppure dagli schiamazzi dei vicini di casa.

Il rumore infatti ci impedisce di concentrarci perché disturba il nostro cervello. Così il silenzio, quello che più volte al giorno viene interrotto da fattori esterni diventa un bene prezioso difficile da afferrare proprio perché sovrastato da urlanti figuri che oltre ad articolare frasi  basate sul nulla, entrano a gamba tesa sul nostro equilibrio destabilizzandolo come se non ci fosse un domani e ricevendo consensi da chi nella vita ha scelto di adottare quell’analogo atteggiamento con tutti, perché è così che si dimostra la propria autorità.

Ecco che per rientrare in sintonia con il mondo abbiamo bisogno del silenzio, quello che sprechiamo attraverso le cattive abitudini che adottiamo tutti i giorni.

Alcuni rumori li subiamo perché magari ci ritroviamo a vivere in città rumorose di per sé, oppure a poca distanza da metropolitane, o aeroporti.

 

A questo si aggiunge la mancanza di pazienza e la fretta spasmodica di chi allo scattare del verde, quando si è fermi ad un semaforo, si mette a strombazzare il clacson, dicendoci senza troppi giri di parole, che dobbiamo darci una svegliata e ripartire alla svelta, come se un istante in più di sosta potesse ritardare chissà quale missione da compiere nel mondo.

Tutto il rumore tende a soffocare la nostra intimità, tutta la fretta di esprimersi  che ritroviamo soprattutto nei talk show politici non fanno altro che privare di efficacia la politica stessa che, per essere tale, ha bisogno di silenzio per poter pensare.

Secondo le statistiche dell’organizzazione mondiale per la salute, le persone ad avere problemi di udito nel 2001 erano mezzo miliardo, entro il 2030 raddoppieranno.

Non solo inquinamento acustico ed ambientale,  ma qualcosa che riguarda la qualità delle nostre vite, del nostro tempo libero ed anche dei rapporti interpersonali.

Incontri con amici interrotti dallo squillo del cellulare, dialoghi che restano sospesi e mai conclusi, gli sguardi sempre bassi che non ci fanno cogliere le espressioni, il linguaggio mutato, abbrevviato, che diventa superficialità e mancanza di attenzione, qualcosa a cui ormai non facciamo più caso, bombardati come siamo da pubblicità che ci indicano quel tipo di vita come la migliore che ci sarebbe potuta capitare.

 

Insomma rumori che sovrastano la pace interiore e astute mosse per mettere sempre più l’uomo nelle posizioni finali rispetto all’importanza del suo reale interesse e della sua salute.

Una quiete urbana che va diminuendo sempre più se si pensa che nel 42 per cento dei centri urbani si superano le soglie limite del rumore consentito . Il limite è 56 decibel ed in media si arriva ai 71.

Rumori, movida, amministrazioni locali che minimizzano, e cittadini assordati e “abituati” ormai a non ascoltarsi neanche più.

Cerchiamolo questo silenzio, non temiamolo, perché guardarsi dentro aiuta a vedere meglio ciò che accade fuori, ed è di questo che abbiamo bisogno, di capire, di capirci vicendevolmente, di interrogarci, non di rincretinirci nel rumore di fondo dove anche se chiedi aiuto non riesci ad essere ascoltato perché prevaricato dal rumore dell’indifferenza che continua, ahinoi, a gridare forte…

Anna Lisa Minutillo
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Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.