Ucciso in Messico a colpi di pistola il volontario bresciano Michele Colosio

di Nicola Fratoianni

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Ho ripensato a questa parole di Calvino oggi quando ho letto la storia di Michele Colosio, ragazzo italiano che ha cambiato la sua vita, e poi l’ha persa in Chiapas, perché sentiva di dover fare la sua parte per costruire un mondo migliore.
Michele è stato ucciso con un colpo di pistola la notte degli europei. Pare si tratti di una storia figlia della quotidiana violenza che la criminalità usa nella città di San Cristobal. Eppure è solo così che siamo venuti a sapere che questo giovane italiano aveva lasciato tutto, a partire dal suo lavoro di radiologo, per ‘dare, aiutare e diventare popolo nella fratellanza, senza distinzioni di lingue, confini e colore di pelle’.
Posso immaginare quanta speranza possa aver suscitato in lui la straordinaria storia di ribellione e liberazione degli indigeni del Chiapas. Lo so perché anche in me fece lo stesso effetto, portandomi in Messico più di una volta per ‘camminare domandando’ insieme agli zapatisti e alle zapatiste.
Vorrei fossimo capaci di non dimenticarlo. In questo mondo a senso unico, in cui si trionfa l’egocentrismo esasperato dei vincenti, Michele aveva imboccato la strada in direzione contraria. Senza clamore, senza ricerca di visibilità, cercando soltanto di fare ciò che sentiva giusto.
Non conosco nulla di più prezioso di queste piccole storie di giganti.
Grazie Michele, e che la terra ti sia lieve.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone, persone in piedi e attività all'aperto
*Immagine di copertina tratta da Corriere Brescia

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