CARA POLITICA, TI SCRIVO

DI ANNA LISA MINUTILLO

 

Declinata al femminile, ma forse ancora troppo governata al maschile la politica ricopre un ruolo importante per la vita di ognuno di noi. Personalmente mi hai sempre incuriosita, ti ho osservata quando hai mancato in organizzazione, ti ho ascoltata in dibattiti a volte interessanti, altre frustranti, oppure noiosi e inconcludenti.
Ti ho vista rappresentata da soggetti che hanno, attraverso i loro comportamenti poco corretti, fatto sì che venissi offesa, dissacrata, allontanata.
A volte te ne stavi lì ad osservare i cittadini più giovani, quelli che si accostavano per la prima volta al voto, altre hai fatto sì che falsi imbonitori li irretissero con le loro fasulle promesse, facendoli allontanare da quelli che, solo fino a pochi istanti prima, erano i loro ideali. Ti ho vista, usata, criticata pesantemente, ho visto personaggi che volevano rappresentarti, molto differenti dalle persone di cui, per funzionare correttamente, avresti bisogno. Aleggiavi nei corridoi della scuola, scivolavi teneramente ma anche in modo determinato nei consigli d’istituto, nelle settimane di autogestione, nelle prime contestazioni, contro qualcosa che non era come immaginavamo, nonostante i buoni propositi, nonostante tutto, nonostante il tuo esserci.

Cara politica, a volte ti avverto distaccata, trasformata, priva di quei valori che solo fino a qualche decennio fa, trasmettevi. Ci sono stati tuoi rappresentanti che ti hanno venduta, altri più cinici hanno fatto precedere la «s» a questa parola e ti hanno svenduta al peggior offerente, cercando in questo modo di emergere, riempendosi le tasche, e svuotando le menti, di chi avresti dovuto rappresentare. Provo dispiacere ricordando ciò che eri, il potere che avevi di farci interrogare, i pomeriggi investiti a discutere, per cercare soluzioni ai problemi del vivere in un paese dannatamente bello, quanto difficile.

Ti vedo arrancare tra montagne di carta impolverata, alla ricerca costante di soluzioni che dovrebbero evitare tutta la burocrazia richiesta per rendere ufficiali ed operativi quei luoghi che della tua, giusta presenza, avrebbero bisogno.
Ti ho letta su libri in cui ognuno ha detto la sua, dimenticandosi della tua, sorvolando sulle responsabilità dei singoli e demandando a te colpe per incompetenza o per mancata responsabilità. Sai cara politica spesso o quasi, funziona così: molti sono professori, ma nessuno vuole oneri. Ho visto i tuoi ideali di giustizia ed equità camminare attraverso i corpi di uomini con la schiena dritta a cui sono state spezzate prima le gambe e poi la vita.

A volte sei caduta preda dei deliri di onnipotenza di chi fa il politicante, beneficia di trattamenti particolari in molti ambiti, dimenticando le sue origini ed anche di non avere la competenza per blaterare all’infinito, trasformando in latrati concetti pescati alla rinfusa un po’ di qua e un po’ di là.
Cara politica, chissà se tu ti sentirai rappresentata da chi strumentalizzandoti non perde occasione per utilizzarti a suo piacimento, dimenticando o volutamente sottovalutando quanto se tu funzionassi correttamente, se tu non fossi piena di corrotti incorruttibili, potresti portare di buono nella vita di ognuno di noi.

Invece ti stanno deridendo, lo fanno spesso e volentieri: quando diventi buona politica, utile e concreta, in quel caso invece di sostenerti, non si comprende bene il perché, vieni ostacolata con ogni mezzo possibile affinché quel benessere venga dimenticato. I tempi in cui ti occupavi di sanità, di ambiente, di scuola, appaiono lontani, eri carente, magari poco rapida, non beneficiavi della tecnologia di cui disponiamo oggi, eppure, a modo tuo, eri presente. Questi sono tempi di confusione totale, sono tempi in cui pur essendo tutti sulla stessa barca, vi è sempre qualcuno che si diverte a remare in direzione contraria, a far oscillare quella barca, a farla ribaltare. Squali affamati attendono di potersi cibare, di ciò che rimane di chi cerca, e lo fa con tutto se stesso, di costruire un futuro quantomeno vivibile.

Sai cara politica, dovresti a volte, fare un po’ la voce grossa, dovresti riprendere il controllo, dovresti non dare ascolto a chi fa solo finta di essere tuo alleato, dovresti tornare a mettere il cittadino al centro di tutti i tuoi interessi, dovresti non cadere nella trappola della tentazione, dei dividendi non dichiarati, dei ruoli mal ricoperti perché in questo modo vieni a perdere i tuoi alleati e guadagni ma solo in non credibilità. Potrai pensare che questo discorso sia riduttivo e semplicistico che la visione di un mondo non corrotto e solidale sia utopistica e complicata da realizzare.

Io ritengo invece che tu dovresti dare l’esempio, che si potrebbe ripartire da zero, dimenticando ed oscurando non ciò che eravamo ma ciò che siamo stati e che non dovremmo più essere.
Già, cara politica, deformata dal tempo, in affanno come non mai, alla ricerca di spiragli di luce in questo momento buio. Sulla bocca di tutti, tra gli interessi biechi di altri, abbandonata da chi diceva di credere in te, sei qui a guardare attonita lo «spettacolo» offerto da un uomo solo, che cerca, come può, magari sbagliando, in alcuni casi, di riportarci ad una condizione di «normalità» in cui potremo tornare a dare sfogo a quella pochezza che alberga in ciò che resta nelle coscienze di chi ha dimenticato di averne una.

Cara politica, chi crede in te, si impegna per risolvere i problemi, non per diventare un ulteriore problema. Chi crede in te, dialoga, si confronta, affronta, non batte in ritirata dopo aver dileggiato tutti. Cara politica torna ad essere costruttiva, ad occuparti della tua gente, ad occuparti della scuola, della sanità, del lavoro, diritti per i cittadini che hanno il dovere di non sciuparli, di prendersene cura, di garantire la giusta considerazione a cose così importanti per il nostro futuro. A volte scompari in quegli sguardi biechi, non trasparenti, che paiono già comunicare, prima ancora di parlare, quanto di alcuni soggetti non ci si debba fidare. A volte ti ritrovo in espressioni umili, concrete, che non temono l’incontro con chi la vede in modo differente.

Altre mi inquieta pensarti intrappolata in espressioni verbali che seminano odio, che non vanno oltre, che giudicano, severe, ma non vogliono essere giudicate. Mi spaventa saperti preda di fauci fameliche che di te nulla sanno, ma continuano a riempirsi la bocca con espressioni di cui non conoscono il significato. Così, osservandoti da molto ormai, rischiando più volte di farti diventare la mia professione, imbattendomi in qualcosa che, come te, non avevo messo in conto poter arrivare, ho deciso di scriverti.

Forse per esortarti a non darti per vinta, forse per ricordarti che siamo in molti ad aver bisogno di te, forse per farti sentire meno sola in questo mare di finta complicità che ti circonda. Declinata al femminile ma ancora poco presente, come vorrei fossero le donne che ti ruotano intorno, trasformandosi in stelle destinate a smettere di brillare non appena le luci dello spettacolo si spegneranno. Mi piacerebbe pensarti ripulita da inutili fronzoli, mi piacerebbe sapere che chi si muove al tuo interno, lo faccia perché in te crede davvero e non per avere una carriera che gli garantisca benessere intanto che i cittadini, sprofondano nel baratro della povertà, diventando invisibili.

Mi piacerebbe tu avessi meno parole vuote e più braccia piene di buona volontà che si dessero da fare. Mi piacerebbe che tu tornassi a capire quanto, senza i cittadini, non potresti esistere e quanto noi, dipendendo da te, stiamo male se ci dimentichi. Mi piacerebbe tornare ad apprezzare i tuoi esponenti i loro pensieri, anche i loro errori, se commessi in buona fede, senza opportunismo o solo per guadagnare qualcosa in più, oltre al «semplice»voto.

Mi piacerebbe che ti occupassi delle donne, della violenza che ancora viene riservata loro, senza cadere in interessi di facciata, da tenere buoni e sventolare al primo discorso della prima campagna elettorale. Mi piacerebbe tanto guardarti per tornare a vederti…

Anna Lisa Minutillo
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Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.