Che la bellezza non soccomba

DI FABIO BORLENGHI

 

Giorni fa percorrevo un lungo e impervio sentiero lungo la destra idrografica di un selvaggio vallone del Lazio, zona contigua al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Nonostante fossero passati più di trent’anni dalla prima volta che avevo percorso questa pista, l’emozione che provavo era sempre forte.

I due fianchi del vallone si presentano fortemente scoscesi e ricoperti da boschi misti fino a circa mille metri, soglia oltre la quale la faggeta si appropria del substrato fino al limite delle praterie primarie poco sotto i duemila metri. Nelle zone assolate domina il leccio, magnifica quercia sempreverde tipica degli ambienti mediterranei, mentre, incastonate qua e là nel verde, si affacciano nel vuoto rupi calcaree ricche di cenge, cavità e arbusti emergenti sopra i quali le aquile amano costruire i propri nidi, salvo ogni tanto vederli crollare nel dirupo a causa di frane o eventi meteo estremi.

Alla fine del lungo cammino si arriva a un’ampia radura ricoperta di un manto erboso verde brillante, incorniciata da arbusti contorti, modellati dagli agenti atmosferici naturali.
Non è un posto naturale qualsiasi, orsi e lupi la frequentano normalmente.

Al centro dello spazio verde un alberello presenta il tronco graffiato e privo di foglie, conseguenza dell’arrampicamento di un orso marsicano. Piccole palline dorate si affacciano in mezzo all’erba; sono escrementi di lepre, la pastasciutta delle aquile..

Dall’affaccio della radura sulla gola sottostante s’intravede il nido di quest’ultime costruito su un leccio in parete sospeso nel vuoto, al centro del quale spicca una macchia bianca che altro non è che un grosso pulcino destinato, da qui a un paio di mesi, a spadroneggiare nell’aria come i genitori gli insegneranno. Nel nido i resti di un capriolo ricordano che madre natura non fa sconti a nessuno…

Il pomeriggio volge alla sera ed è tempo di tornare. In alto sopra il crinale all’improvviso appare l’aquila in volo. Il grande uccello scivola veloce verso valle ogni tanto accelerando con forti battiti d’ala. Chissà quale preda avrà visto.
Difficile tornare in città lasciando alle spalle tanta bellezza.
L’importante è poterla ritrovare nel tempo…

Viviamo tempi incerti e tante sono le minacce contro la bellezza dei luoghi naturali.
Proprio per questo le tre associazioni ambientaliste Italia Nostra, LIPU e Mountain Wilderness Italia hanno divulgato una lettera aperta sottoscritta da persone della cultura e del modo artistico.
Eccola:

LA BELLEZZA NON DEVE SOCCOMBERE
È necessario guardare con favorevole attenzione il proposito internazionale di mitigare le emissioni di CO2 nell’atmosfera attraverso il ricorso alle fonti rinnovabili e non inquinanti di energia. Infatti sarebbe sbagliato sottovalutare il valore di ogni tentativo virtuoso volto a indicare un possibile cammino verso l’uscita dalla crisi climatica che attanaglia il destino degli abitanti del Pianeta.

Ciò tuttavia non significa accettare acriticamente che questo scopo venga considerato senza eccezioni come sovradimensionato rispetto ad altre, egualmente inaggirabili, priorità. Purtroppo non è ingiustificato il timore che le priorità culturali, legate alla storia, agli affetti identitari, alla biodiversità, alla consapevole interiorizzazione della bellezza naturale, stiano per essere stritolate dagli ingranaggi del Recovery Plan.

Questo grandioso progetto, volto verso un futuro sostenibile, appare oggi condizionato da vecchie soluzioni industrialiste, artatamente riverniciate di verde e sostenute da potenti lobbies, entro le quali spesso si sono infiltrati gli interessi della malavita organizzata.
La strada non può essere questa.

Appare dunque opportuno e necessario ribadire oggi, prima che sia troppo tardi, che le emergenze architettoniche, le testimonianze archeologiche e storiche, i paesaggi identitari, gli ambienti naturali con fauna e flora protette da norme e direttive comunitarie, gli stessi panorami, vanno tutelati e dovranno continuare ad essere tutelati, anche nei loro valori estetici, senza cedere a provvedimenti maldestri e devastanti, giustificati dall’iper-enfatizzazione dell’emergenza. Certo, l’emergenza è reale, ma non può essere usata come lasciapassare per giustificare a priori qualunque manomissione.

Se appare inevitabile giungere a compromessi, è necessario pretendere chiaramente che tali compromessi vengano affrontati e risolti su un reale piano di parità tra le diverse esigenze e non, come sembra stia accadendo, riproponendo lo schema del “Superior stabat lupus”.

In particolare, con questo documento intendiamo esprimere il nostro pieno appoggio all’opera meritoria delle Soprintendenze, vere sentinelle sul territorio, al Ministero dal quale dipendono, nonché a quelle associazioni ambientalistiche che – pur favorevoli in linea di principio al ricorso alle rinnovabili – portano avanti da anni la difesa del patrimonio culturale italiano, della biodiversità, delle aree naturali protette, del significato dei paesaggi identitari, ad onta del tenace disinteresse dei media per tali problemi e dell’esplicita diffidenza dello stesso Ministro della Transizione Ecologica.

Le suddette associazioni da tempo avevano avanzato la richiesta dell’istituzione di un tavolo tecnico nazionale, delegato a stabilire dove gli impianti industriali per la produzione di energia dal sole e dal
vento possono essere previsti senza arrecare danni ad altri valori, e dove invece non dovranno essere realizzati né ora né in futuro.
Da come il ministro Franceschini e il Governo avranno attenzione per i valori sanciti dall’articolo 9 della Costituzione dipenderà il destino di buona parte del paesaggio, della biodiversità e della ricchezza culturale dell’Italia Un sentito plauso va dunque al presidente Sergio Mattarella, il quale proprio in questi giorni ha pubblicamente dichiarato che “gli insulti al paesaggio e alla natura, oltre a rappresentare un affronto all’intelligenza, sono un attacco alla nostra identità”. Non si poteva dire meglio.

Firmano:
Paolo Berdini, urbanista, saggista
Carmine Abate, Scrittore, opinionista, romanziere
Carmine Abate, architetto
Maria Giulia Amadasi Guzzo, già ordinario di Epigrafia Semitica, Sapienza Università di Roma
Luisa Bonesio, già ordinario di Estetica e Geofilosofia del Paesaggio, Università di Pavia
Salvatore Bragantini, economista, editorialista, già commissario CONSOB
Duccio Canestrini, ordinario di Sociologia e antropologia del Turismo, Università di Pisa
Carlo Spartaco Capogreco, storico, ordinario Università della Calabria
Andrea Carandini, presidente FAI, già ordinario di archeologia classica, Sapienza Università di Roma
Giovanni Carbonara, professore emerito di Restauro architettonico presso Sapienza Università di Roma
Andrea Carlino, ordinario di Storia della Medicina, Università di Ginevra
Pierluigi Ceruti, avvocato, ex parlamentare, estensore della legge 394/91
Paolo Cognetti, scrittore, vincitore del premio Strega 2017
Piero Craveri, storico, già ordinario di storia contemporanea Università Suor Orsola Benincasa di Napoli
Davide Delfino, archeologo
Vezio De Lucia, architetto, urbanista, Sapienza Università di Roma
Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del Lavoro, Sapienza Università di Roma
Mirella Di Giovine, architetto paesaggista
Donatella Di Pietranonio, scrittrice, vincitrice del Campiello 2017
Vittorio Emiliani, opinionista, giornalista, Presidente del Comitato per la Bellezza
Giuliano Ericani, museografo, membro del direttivo ICOM
Massimo Frezzotti, già responsabile dell’unità Antartide; presidente comitato glaciologico italiano, Ordinario di geologia per la transizione ecologica Università Roma 3
Simone Gozzano, pro rettore Università dell’Aquila, Ordinario di Logica e Filosofia della Scienza
Pierluigi Giorgio, regista, attore
Alessandro Gogna, scrittore e guida alpina
Carlo Alberto Graziani, già ordinario di Istituzioni di Diritto privato, Università di Siena
Maria Letizia Gualandi, ordinario di Archeologia, Università di Pisa
Maria Pia Guermandi, archeologa, IBC responsible for cultural heritage, Huffington
Domenico Iannacone, giornalista RAI
Ferdinando Laghi, presidente internazionale di ISDE, Associazione Medici per l’Ambiente
Cesare Lasen, già presidente del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, botanico e protezionista
Sandro Lovari, Professore Senior di Conservation Biology, Università di Siena
Ugo Mattei, ordinario di Diritto Civile, Università di Torino
Laura Marchetti, ordinario di Biologia Molecolare, Università di Pisa
Giovanna Marini, musicista, ricercatrice di canto popolare
Francesco Pancho Pardi, già senatore della Repubblica, ordinario di Urbanistica, Università di Firenze
Rita Paris, Direttore parco archeologico Appia Antica, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
Rossano Pazzagli, docente di Storia moderna e storia del territorio e dell’ambiente, Università del Molise
Franco Pedrotti, già presidente Società Botanica Italiana, professore emerito di botanica e ecologia, Università di Camerino
Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione Urbanistica, Politecnico di Milano
Antonio Pinelli, professore emerito di Storia dell’Arte Moderna, Università Firenze
Matteo Righetto, scrittore e romanziere
Francesco Scoppola, architetto, Già direttore generale Antichità e Belle Arti Ministero Beni Culturali
Lapo Sestan, professore di Storia russa contemporanea, Università L’Orientale, Napoli
Salvatore Settis, professore emerito, Scuola Normale di Pisa, storico dell’arte antica
Stefano Sylos Labini, dirigente ENEA
Francesco Tomatis, ordinario di Filosofia Teoretica, Università di Salerno
Chiara Valerio, scrittrice e matematica, conduttrice radio
Giuliano Volpe, ordinario di archeologia del Mediterraneo tardo antico, univ di Foggia. Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali, MIBAC

© ® Foto di Fabio Borlenghi

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