Covid19-vaccini: ritardi nelle distribuzioni, dosi e tutele

di Gerardo D’Amico

Con 79.146 dosi di vaccino iniettate ed altre 390.804 a dormire nei frigoriferi anche il nostro Paese, assieme alla Germania, parla di “ritardo” da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali nel via libera al vaccino di Oxford Astra Zeneca, che col solito nonsense di certa stampa è diventato il vaccino “Italo-inglese” come se la progettazione non fosse tutta di Oxford e la produzione non fosse di una multinazionale come Astra Zeneca. Transeat.

È molto grave, a mio avviso, che si tiri per il camice il comitato scientifico indipendente dell’Ema perché faccia come la Gran Bretagna o l’Argentina e non come la Food and Drug Administration Americana, chiudendo gli occhi sulle contraddizioni che riguardano la sperimentazione di fase tre di quel vaccino: non fa bene neppure a chi lo ha ideato e prodotto.
Come ormai risaputo, per un errore degli inglesi è stata somministrata mezza dose iniziale invece di una intera ad un piccolo gruppo di volontari inseriti nella fase tre: scoprendo che paradossalmente con mezza dose iniziale e una intera a distanza si riusciva a raggiungere una immunizzazione del 94%, contro il 60 della dose singola e il 70 delle due dosi intere.
Rigirando la frittata da Astra Zeneca hanno parlato non di errore ma di colpo di fortuna, che nella scienza ci può stare ( fu per un analogo colpo di fortuna che la Pfizer scoprì il Viagra, cercavano un farmaco contro l’angina pectoris): ma a questo punto quale dose occorre utilizzare? Con quale fascia di età? Su persone con quali comorbilitá?
Per rispondere a queste domande, occorre rifare la sperimentazione, se si vuole essere seri, evitando anche il doppio standard utilizzato per il gruppo di controllo, ad alcuni è stato dato un placebo puro, soluzione salina, ad altri è stato dato un vaccino contro il meningococco.
Che senso ha sventolare sotto gli occhi dell’opinione pubblica gli indubbi vantaggi di questo farmaco, dal costo molto basso ( 2,8 euro a dose contro i 17 di pfizer) alla sua conservazione a normale refrigerazione, alla possibilità di avere decine di milioni di dosi entro l’estate?
Chi salirebbe a cuor leggero su una macchina che non si sa come realmente funzioni, il costruttore scrive cose che si contraddicono sul libretto di istruzione, anche se quell’auto è conveniente per il costo ed è in pronta consegna?
Da domani arriveranno altre 450mila dosi del vaccino Pfizer, ed andranno a dormire assieme alle altre nei frigoriferi: sarebbe forse il caso di mettere fretta a chi quei vaccini li dovrebbe distribuire quanto prima, per salvare la vita a persone che restano esposte alla minaccia del virus malgrado le feste comandate, piuttosto che seguire le bizzarre avventure da piccolo chimico in cui incredibilmente si stanno esercitando gli inglesi: facciamo una sola dose, anzi facciamone due ma a distanza di tre mesi invece di tre settimane, anzi mischiamo i vaccini e vediamo cosa ne esce.
È questa la strada più sicura per perdere il controllo della farmacovigilanza, che resta garanzia e tutela essenziale per chi si vaccina.
È questo il regalo più grande ai novax nobrain di tutto il mondo, avventurarsi per sentieri scoscesi dove facile è la frana, dandogli modo di rivendicare un “lo avevamo detto” che si basa sulle loro idiozie e non sulla realtà di efficacia e sicurezza intrinseca di questi preparati, confusione che però apparirà legittima, agli occhi della popolazione.

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