Di donne, solitudine e cattiverie gratuite

DI ANNA LISA MINUTILLO

Assistiamo ogni giorno ad episodi di cruenta violenza, che sfociano nell’uccisione di donne, considerate non come tali, ma come “oggetti di desiderio”.

Quasi come fossero bambole deturpate nello spirito e nel corpo, abbandonate prive di vita, in angoli di mondo che a volte sembrano essere fagocitati da quella furia omicida che hanno incontrato e da cui non sono riuscite ad uscire, se non nel peggiore dei modi, perdendo la loro stessa vita.

Si invita a sporgere denuncia, si invita alla cautela nei rapporti interpersonali, si invita a fare attenzione a segnali violenti, a repentini cambi di umore di partner che fingono bene il più delle volte e che in modo scaltro, riescono a nascondere altrettanto bene la loro vera natura.

Poco si fa e molto c’è ancora da fare, sì perché a tanto dolore, si aggiunge spesso anche quello dell’umiliazione, del giudizio puntuale e superficiale di chi ritiene di essere infallibile, di non sbagliare mai, di sapere esattamente cosa e come fare.

Le donne che sono rimaste vittime di episodi cruenti, non erano meno preparate delle altre, solo poco supportate forse, e questo accade perché la nostra società spende il suo tempo dietro a questioni morali di vecchio retaggio culturale e liquida con le solite banali affermazioni quanto diventa sempre più inaccettabile.

Abili a creare sensi di colpa in chi si fida ancora degli altri, abili a salire in cattedra quando ormai è tardi, distratti quando si sentono grida provenire da quelle abitazioni, sì, quelle abitazioni dove i “mostri”agiscono indisturbati, trasformandoli in luoghi in cui non si vorrebbe più fare ritorno.

Quando si parla di sentimenti, non tutto scorre in modo lineare, pre-costruito, razionale.
L’amore capita, accade così, senza chiedere il permesso, senza preannunciarsi, senza schemi da seguire.

Accade perché a volte si inciampa in un sorriso accattivante, accade perché ci si vuole sentire desiderate, accade perché si cerca di risalire dal buio che un periodo difficile appena superato ha regalato, senza richiesta, per mesi o addirittura per anni.

Complici tanti fattori, ma complici anche le parole giuste che arrivano nel momento giusto, l’atmosfera distesa che sembra essere tornata alla ribalta, la considerazione che non abitava più in quella casa, insomma, tutti strumenti giusti, usati nel modo corretto, che fanno crollare le barriere difensive, proprio quelle dietro a cui ci si era trincerate per anni.

Non esiste contesto sociale, ruolo ricoperto nella vita, età anagrafica, cultura o titolo di studio, ciò che è amore, o che viene scambiato per tale, abbraccia tutti, indistintamente.

Non sarebbe giusto rinunciarvi, ma è giusto viverlo osservando, confrontando le esperienze di vita, mettere in rilievo dubbi o incertezze, dialogando con chi si conosce bene con chi non è emotivamente coinvolto, con chi riesce a tenere il giusto distacco senza far mancare obbiettività, attenzione e cura.

La vocina interiore, va ascoltata, non sottovalutata, deve essere libera di esprimersi, e presa a piccole dosi per verificare in seguito se ciò che ci comunica ha ragione di essere.

Si parla sovente di violenza sulle donne, ma ancora c’è chi prova vergogna nel raccontarsi, nel chiedere aiuto, nel confrontarsi.

Non bisogna mai dimenticare che siamo esseri umani, che possiamo sbagliare e ripartire, che a vergognarsi dovrebbe essere chi ci fa del male e non chi lo subisce.

Non bisogna permettere a nessuno di isolarci dal mondo, di privarci dei nostri spazi, della nostra indipendenza perché quel vuoto renderà difficile in seguito ogni richiesta di aiuto.

Questo non è amore, l’amore è condivisione, regala serenità, non stress e neanche attacchi di panico.

Impariamo a non dare retta a chi snobba gli errori, impariamo a perdonarci perché non esiste nessuno che non abbia mai sbagliato una valutazione.

Da qui si riparte, si matura, si fa bagaglio di esperienza si migliora, non date retta a chi senza ascoltare, senza sapere, cerca di sminuirvi perché è solo gente che non vuole ammettere i loro di errori in primis.

Aver vissuto vuol dire anche e soprattutto aver sbagliato, questo indica che almeno si è provato e non si è rimasti fermi a guardare qualcosa che avrebbe potuto essere senza farlo diventare.

Sta dilagando, soprattutto in rete, la moda del body shaming (chissà perché poi ogni volta che ci si imbatte in fenomeni vergognosi, si decide di dare loro nomi in inglese).

Di per sé è facile e non impegna mettersi a denigrare ed a sentenziare dietro ad una tastiera, nel concreto invece gli stessi impavidi che dileggiano come se non ci fosse un domani, sono gli stessi che nella vita reale, non avrebbero il coraggio di chiederti neanche un’informazione stadale.

In genere sono gli “uomini”ad esprimersi come scaricatori di porto nei riguardi delle donne.
Lo fanno con ministre, con libere professioniste, con personaggi dello spettacolo ma anche con la ragazza della porta accanto.

Trasformano tutto in una gara senza fine, giudicano l’aspetto fisico, il modo di vestire, il pensiero, l’avvenenza.

Giudicano e non si mostrano, e già questo, di per sé qualche dubbio dovrebbe farlo sorgere.

Chi lo fa è realmente l’adone greco, perfetto che può esprimere in modo volgare ciò che siete voi?

Qualcuna, “più furba”, ricorre a filtri, modifica immagini, si trasforma in ciò che non è per il timore di deludere cotanta beltà nascosta.

Solo realmente furbe?oppure sono vittime di un sistema che le vuole rendere insicure e piegate al volere di perfetti sconosciuti?
Rispondete voi, perché la risposta la conoscete, ci scommetto!

Imparare a stare bene con se stesse, con ciò che si è, è il primo passo per non alimentare questa spirale di violenza vuota e insulsa.

Avete due chili in più, meglio che cento neuroni in meno, non trovate?
I chili si perdono, i neuroni non si ricreano…

A proposito di body-shaming, lasciamolo a chi si crede “uomo”, non cadiamo anche noi donne in questa trappola mediatica, che qualcuna l’ha già irretita, e non occorre molto, solo fare un “giretto”virtuale sulle bacheche altrui per rendersene conto.

Ecco: virtuale, appunto, lasciatevi, se non potete fare a meno, coinvolgere da critiche rivolte da chi divide realmente con voi la vostra vita, ed in genere quelle, sono costruttive, perché giungono da chi vi vuole bene e non da chi con due cuoricini e qualche like pensa di sapere tutto di voi.

Un’ultima cosa, se può servire, cercate di non farvi condizionare da chi sostiene che avete un brutto carattere, perché, spesso ad uscirsene con affermazioni di questo tipo è proprio chi di carattere non ne ha neanche uno!

La vita va vissuta, non strumentalizzata da chi, è cattivo perché non conosce se stesso. Le imperfezioni sono quelle che ci rendono unici.

L’amore può non durare per sempre, non ferisce, non offende, non uccide, tutto il resto sono chiacchiere che scivolano con una scrollata di spalle.

La vostra vita viene prima di tutto ed un errore di valutazione non è la morte di nessuno, ma può diventare la vostra, quindi: nessun timore nel cambiare strada se il viaggio intrapreso non vi rende felici, nessun senso di colpa perché chi è stato senza voi per anni può benissimo continuare a farlo, nessuna vergogna perché ci sono tante persone disinteressate, pronte ad ascoltare ed a tendere una mano.

 

Anna Lisa Minutillo
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Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.