In quell’odore…

DI MARIAESTER GRAZIANO

Io lo imparavo nel solo modo che riesce ai bambini: immaginandolo. Facendoci dentro fantasie. Il vetro me le raccoglieva e me le faceva grandi, le proteggeva, le metteva a testa in giù come quelle piccole bocce con dentro il Colosseo e la neve.

Mi imparentavo con le gocce cristalline delle abat-jour di mamma e papà. Grondavano luna park di colori. Erano il letto grande conquistato, quello dei sogni buoni. Erano un vetro con l’odore di cuscino e di papà addormentato. Che era diverso dall’odore di papà sveglio. Lasciava tepore di riposo e stanchezza.

Erano vetri con l’odore di sonno e flanella, di calze di lana e piedi freddi. Erano vetri con l’odore di mamma. Che è uguale a quello di mamma da sveglia. Forse perché le mamme non dormono mai, “si allungano” ma dormire dormire è parola grossa.

E allora l’odore di mamma sul cuscino è uguale all’odore di mamma indaffarata con nivea, carta e basilico. Consistenza fisica, retaggio epidermico fatto di attenzioni. Lo puoi quasi tenere in tasca e portartelo dove vuoi. Lo senti e basta. In quell’odore di luna park c’è un tempo di protezione, fa cova ai sogni buoni.

foto web

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