Scuola. Uno sciopero che poteva e doveva avere molte più adesioni, Bianchi non si illuda

di Salvatore Salerno

I dati ufficiali sullo sciopero del 30 maggio ci danno ragione, un 17% che, con l’adesione provincia per provincia, conferma il giudizio di una grande disparità fra province dal 3% Di Reggio Calabria al 40% di Torino dei Docenti in sciopero, il dato deludente della partecipazione degli Ata, solo lo 0,5% dei dirigenti scolastici.
Nell’articolo del 31 maggio si percepiva questa situazione nei venti giorni di preparazione dello sciopero e manifestazione nazionale a Roma, un esito che è dipeso esclusivamente da un impegno o mancato impegno soggettivo di RSU e dirigenti sindacali territoriali. Avevamo avvertito i dirigenti sindacali nazionali di questo diffuso disimpegno per informare e convincere, sono intervenuti troppo tardi. Se ne faccia tesoro a settembre quando inevitabilmente tornerà la protesta contro Ministro e Governo.

Questa una parte dell’articolo del 31 maggio, resta attualissima e confermata dai numeri:
“Devono emergere le criticità delle organizzazioni sindacali dal punto di vista organizzativo, quello politico e sindacale, senza bisogno di essere contro i sindacati, guai anzi a pensarlo, non ci sono alternative per la difesa del lavoro dipendente.
Non si spiegano tante cose anche analizzando freddamente i numeri che non sono un’opinione. Non i numeri dello sciopero, che quelli ormai li sappiamo, ma quello che ci sta a monte.
Per fare qualche esempio, sono più di trentamila le RSU, sono circa cinquecentomila gli iscritti ad un sindacato del personale scolastico, sono stati più di un milione quelli che hanno votato le RSU ad Aprile scorso, si sono verificate in questo sciopero del 30 maggio decine di scuole e plessi interamente chiusi e quindi adesione quasi al 100% e altre realtà più diffuse di scioperanti che si contano sulle dita di una sola mano, com’è possibile una tale diversificazione nella risposta ad uno sciopero?
E i precari? Di fronte ad un decreto ignobile sul reclutamento, chi li ha coinvolti? Quanto ha pesato quell’accordo, che sembrava innocuo, del 2 dicembre 2020 della dichiarazione preventiva di partecipazione allo sciopero richiesta dai dirigenti?”
“Non è più neanche macchia di leopardo dove le chiazze della pelle sono distribuite equamente, è qualcosa di più che mette in campo il soggettivo come elemento principale, qualcosa che è più difficile analizzare non avendo dati specifici e dettagliati delle singole scuole e nelle singole scuole (la beata autonomia malamente intesa).
Significa che in una scuola si sono fatte le assemblee, si è fatta informazione, si sono mosse tutte le RSU, c’è andato il dirigente provinciale o il segretario nazionale e nell’altra niente di tutto questo?
Da domani approfondimenti su questi punti, ormai fondamentali. E’ scappata di mano un’occasione che aveva tutte le ragioni e le possibilità per dare un segnale forte al governo, quel segnale che solo uno sciopero può dare, non le chiacchiere e le lamentele nei social.
Qualcuno e forse in parecchi dovranno risponderne, soprattutto a chi ha scioperato, quei duecentomila dello zoccolo duro che non si rassegnano e che hanno scioperato, quei cinquemila di Piazza SS. Apostoli della manifestazione nazionale a Roma. E’ anche lì si poteva e si doveva essere almeno in diecimila” 

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