Un buio rovesciato

DI MARIAESTER GRAZIANO

Le ore si stratificano una sull’altra senza avere la cautela dell’abitudine. C’è gente malinconicamente festosa in giro. Un volto appiccicoso: un misto di speranza e ansia da prestazione festiva.

Spensieratezza no. Neppure i bambini lo sono. Infagottati dalla responsabilità di essere tutti più buoni col proposito corrotto di avere un premio.
È la vigilia di Natale dunque. La vetrina di un bar è satura: addobbi, oro, bianco, luci, abbracci, brindisi, cappelli, auguri. Fanno male agli occhi. Emozioni faticose.

Già stanche di essere lì. Un vecchietto con un lungo cappotto nero rimane seduto a guardare. Esattamente al centro. Pare voler diluire la nostalgia. Ha il cappotto addosso, il cappello, le mani ben allineate sul tavolino una accanto all’altra con la sofferenza sottopelle di non avere nessuna occupazione. Sono mani abituate a fare.

Ora gli sembrano parti estranee di se stesso. Se le guarda per riconoscerle. Per non averne spavento quando se ne trova una abbandonata su un ginocchio o incerta su un bicchiere di cristallo più forte di lui. Scompare a tratti dalla mia vista e poi ricompare come un sacco di plastica in una mareggiata, netto nel suo nero discromico.

Un buio rovesciato. A poco a poco sopravvive all’esubero cremisi e rimane solo lui.


foto web

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità