Un viaggio in treno

DI RICCARDO ANCILLOTTI

Un viaggio in treno. Sì, una cosa che mi ha sempre rilassato, reso tranquillo. Annoiato un po’ forse, ma pur sempre tranquillo. Nel mio scompartimento c’è soltanto una ragazza che sta seduta di fronte e dorme nascondendo gran parte del viso sotto lunghi , rossi capelli ricci. Così provo ad immaginare il suo volto. E ogni volta la identifico in un volto nuovo, un viso conosciuto.

“Biglietto….” Interrompo di colpo i miei pensieri e porgo il biglietto al controllore. Anche la ragazza si sveglia e cerca il proprio…. Adesso posso vederla in faccia. E’ molto giovane, ma per un attimo mi ricorda Vera, mia moglie. Il suo modo particolare, tutto femminile, di muovere le dita della mano per andare a scostare i capelli e osservare il mondo che scappa dal finestrino.

Mi osserva attraverso il riflesso del finestrino, mentre con la guancia sinistra lambisce il vetro; poi distoglie timidamente lo sguardo non appena si accorge che anch’io la osservo.
Il volto esprime i dolci tratti della fanciulla. Gli occhi sono di colore identico ai capelli, dai contorni puliti, privi di ogni sorta di trucco.  Il treno si ferma a una stazione. Decido di alzarmi ….e abbandonare una serie confusa di pensieri… La stazione è piccola. Il treno riparte quasi subito.

“Mi scusi, la prossima è Bologna?”, chiede la ragazza appoggiando sulle ginocchia il libro che stava leggendo. “Credo di si” rispondo, e cerco di ampliare il dialogo, “ Comunque non dovrebbe mancare molto.” Lei abbozza un sorriso di ringraziamento, quindi inforca gli occhiali da sole, si alza, prende la borsetta e si allontana. Sulla poltrona lascia il foulard giallo ocra. Probabilmente tornerà. Strano ma restare solo, mi crea uno stato di angoscia. Fino a qualche mese fa mi accadeva spesso, adesso più raramente. E’ come un morso che mi stringe la gola e blocca il respiro…
Dopo la sosta alla stazione di Bologna Centrale, il treno riparte. Lo scompartimento intanto si è riempito.

La ragazza è ritornata; tiene la testa abbassata con i capelli che le nascondono nuovamente la faccia, mentre compila una ‘Settimana Enigmistica’. Al suo fianco siede un uomo sui sessant’anni che sbircia le gambe di due donne, sui trenta, in minigonna, sedute sul mio lato, che parlottano tra loro.
Alla destra dell’uomo siede un ragazzo biondo, di circa vent’anni. Ascolta la musica da una radiolina, mettendo e togliendo ripetutamente gli auricolari, che probabilmente gli danno problemi di funzionamento.

Adesso ogni minuto che passa, in me cresce l’attesa per l’arrivo… Conoscere cosa è accaduto ….alla mia famiglia è la cosa che desidero più di ogni altra al mondo. E’ il punto dal quale iniziare la mia nuova esistenza su questa terra.
Ho l’impressione che i minuti non vogliano trascorrere. Le due donne sedute al mio fianco si sono accorte che l’uomo sui sessanta le scruta con fare libidinoso e stanno al gioco. Adesso ridacchiano tra loro e mostrano con fare seduttivo-furtivo, parti nascoste del proprio corpo.

La ragazza cerca di isolarsi nella lettura e ogni tanto mi lancia delle occhiate perplesse e interrogative.
“I viaggi lunghi sono un po’ noiosi, ma tra poco saremo a Firenze” le dico con tono tranquillizzante.
Lei lascia che le proprie labbra si incurvino in un sorriso d’intesa, poi mormora; “ Speriamo…”. Il giovane invece sta pisolando…
L’attraversamento di una galleria provoca qualche secondo di buio totale, ma non interrompe un attimo il miagolio delle due donne, né lo sguardo dell’uomo su di loro. Fa invece svegliare di colpo il giovane.

 

Il grigio chiaro-azzurrognolo della poltroncina sulla quale sta seduto è colpito quasi d’improvviso da un fascio di luce solare che rapidamente conquista lo scompartimento. Così tutti e tre i passeggieri che mi sono seduti di fronte, quasi automaticamente, si mettono gli occhiali da sole. Contemporaneamente dalla radio del giovane giunge alle mie orecchie, la voce di quello che sembra un notiziario; ‘….è accaduto pochi minuti fa nei pressi di Santa Maria Novella…

Le due donne si trovavano sul marciapiede, quando improvvisamente un autobus di linea è sbandato uccidendole sul colpo….Isabel Campos e Francesca Tessari i loro nomi…’
Ho appena udito le parole e già sento di ripiombare nell’angoscia più nera….grido dentro: ‘ No, questo no!’
E allora che i miei compagni di viaggio sembrano udirmi… Adesso però ai miei occhi, lo scompartimento assume un colore quasi tetro e l’aria diventa ogni secondo che passa più pesante.
“Non poteva che andare a finire così, dai retta a me ! ” dice il giovane. Quasi si fosse improvvisamente materializzato tra noi.
“E’ finita! Non puoi fermare la storia!” aggiunge con aria ironico-sapiente l’uomo sui sessanta.

“Non dirmi che hai creduto di riuscirci?”domanda quasi sussurrando la donna che mi è seduta più vicina.
“Era solo una partita senza speranza! Occorre stare al gioco.” Mi fa notare con disinvoltura l’altra.
Io guardo la ragazza che non parla, ma sembra aspettare una mia domanda. “Non è un notiziario radiofonico quello che ho sentito Vero?” domando quasi senza accorgermene.
Lei mi guarda, muove le labbra come per dire qualcosa, ma non parla!
“ Accidenti! Ma allora non hai capito?” dice ancora il giovane. Poi rivolto all’uomo sui sessanta; “ Non ha capito.”
L’altro sorride malvolentieri: “E’ tutto vero, come sono vere le loro gambe!” indicando le due donne, “.

I loro corpi seduti li per la delizia dei miei occhi”, mi dice ancora… Le donne non sorridono più e con aria gaudente la più vicina mi dice: “E’ bello, bello e tremendamente eccitante sedurre! E’ questa l’unica cosa che veramente conta per me.”
“Tu conosci qualcosa che vale di più ?” aggiunge l’altra.
“Far funzionare questi maledetti auricolari! Ecco cosa conta adesso per me!” borbotta nervosamente il giovane sbattendo la radiolina sulla poltroncina.
La testa mi gira…e ho la gola secca, quasi che le corde vocali si siano prosciugate…
La ragazza si avvicina, mi prende una mano e la stringe dicendomi: “Non dargli retta, puoi ancora farcela! Devi solo fare attenzione e mettere in pratica le cose che da sempre affermi si debbano fare. Io sono convinta che ce la farai…”…

( da Amido D’Euforbia) di Riccardo Ancillotti

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