DIARIO ESTIVO. E’ SEMPRE LUI, IL GRATTACHECCA, IL RE DEGLI AMBULANTI

DI CHIARA FARIGU

 

In  questo primo weekend di agosto che si avvia ad essere ricordato come il più torrido dell’anno (sono ben 14 le città contrassegnate dal bollino rosso), nel mio stabilimento balneare son tornati tutti, e se possibile anche più degli anni passati, i venditori ambulanti con i loro carrettini. Alla facciaccia, sembrerebbero dire, di tutte quelle norme anti-covid, messe nero su bianco, per scongiurare possibili contagi. Una di queste infatti ne vietava l’accesso e il transito nell’arenile.

Ma se, durante la settimana qualche pallido richiamo a quanto imposto è ancora visibile, è proprio nel weekend che tutto viene sdoganato. E’ in questi giorni che la spiaggia diventa una sorta di ‘vucciria’ a cielo aperto, con ambulanti che vendono di tutto. Costumi, infradito, materassini e ciambelle gonfiabili, oggetti per la casa, bigiotteria di finto argento, accessori per telefoni, pagliette, dvd masterizzati. Immancabile il venditore di cocco, quello della frutta in vaschette, l’arrostitore di pannocchie.

Ma il re degli ambulanti rimane sempre lui: il grattachecca.

Si fa largo con un fischietto, poi individuato il posto, posiziona il suo carretto, adornato di tutto punto, e aspetta i ‘suoi’ clienti. Perché lui, a differenza degli altri che tentano la sorte, può contare su una certa clientela. E infatti, dopo un po’, eccoli arrivare alla spicciolata, uomini, donne, bambini, felici di potersi rinfrescare in quelle ore di calura. Lui, Checco, è figlio d’arte. Un mestiere, il grattacheccaro che si tramanda di padre in figlio. Un mestiere che io ho conosciuto qui, sulle spiagge laziali, perché la grattachecca è una specialità tutta capitolina. Come il suo nome: ‘grattachecca”.  Grattare la ‘checca’, ovvero il ghiaccio, come veniva anticamente chiamato quando veniva venduto in blocchi per mantenere al fresco cibi e bevande quando ancora non esistevano i frigoriferi.

L’ingrediente principe di questa bibita è proprio il ghiaccio, una sorta di blocco che viene grattato con un raschietto in ferro costituito da una camera vuota posteriore che consente di raccogliere il ghiaccio tritato da mettere nel bicchiere. A questo si aggiungono sciroppi o spremute di frutta di gusti diversi e pezzetti di frutta fresca per guarnire l’amalgama. Guai a confonderla con la granita. La grattachecca è ghiaccio da sgranocchiare con i denti, dapprima col cucchiaino e solo verso la fine con la cannuccia.

Attorno a Checco si fa la fila. La bevanda va preparata di volta in volta, grattata dopo grattata, bicchiere dopo bicchiere. Semplice, rinfrescante, davvero squisita. Lo sanno bene i suoi clienti. Che attendono il turno senza mostrare impazienza. Nel frattempo chiacchierano, qualcuno accenna al virus, tenta di mettere una mascherina, ma subito desiste visti gli sguardi di disapprovazione di chi gli sta vicino.

Serviti i clienti, Checco si allontana. Sa bene che nel prossimo lido si stanno già domandando quando arriverà

Scatto di Chiara Farigu

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche